Home Storie Le partite della nostra storia. Gli anni ’70 e ’80.

Le partite della nostra storia. Gli anni ’70 e ’80.

Quinto appuntamento con le partite più iconiche della storia granata. Riviviamo gli anni '70 e '80: i primi gruppi ultras, i derby con Napoli e Nocerina, la promozione del '90, il trasferimento dal Vestuti all'Arechi.

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Raccogliamo, di seguito, i racconti relativi alle partite più iconiche della storia granata dal 1971 al 1990. I testi sono stati già pubblicati con cadenza settimanale sulla nostra pagina Facebook, e li abbiamo poi raccolti in alcuni articoli: gli anni ’10 e ’20, gli anni ’30, gli anni ’40, gli anni ’50 e ’60. Buon viaggio!

27. Barletta-Salernitana 2-1, 30 maggio 1971

Alla promozione in Serie B del 1966 segue un solo anno in cadetteria, ma nella stagione 1970/71 la Salernitana disputa un campionato di alta classifica contendendo al Sorrento del patron Achille Lauro la vetta della classifica.

La società guidata dall’avvocato Tedesco negli uffici e da Tom Rosati in panchina rinforza il suo organico in estate attraverso gli acquisti di Urbani, Daolio, Rigotto e, a campionato in corso, di Mauro Pantani, uno dei più abili calciatori che il Vestuti ricordi.

Alla vigilia di Barletta-Salernitana, che si disputa alla terzultima giornata, la Salernitana deve recuperare un punto al Sorrento. La partita è determinante, ma non semplice perché i pugliesi sono invischiati nella lotta per la salvezza.

Nella città della disfida si riversano oltre 4 mila salernitani. Rosati manda in campo Valsecchi, Rosati F., Urbani, Raschi, Olivieri, Daolio, Rigotto, Bianchini, Gambero, Pantani, Santucci.

Daolio porta in vantaggio i granata al 37’, ma due minuti più tardi il Barletta pareggia. Nella ripresa, una rete di Roccotelli regala i due punti all’undici locale. Il Sorrento batte la Pro Vasto e allunga in classifica: +3. La settimana successiva, i granata impattano per 1-1 con il Martina e si ritirano definitivamente dalla corsa promozione.

Soltanto nel 1982 la Salernitana tornerà a lottare per la Serie B, e soltanto nel 1990 riuscirà a coronare il sogno di un’intera generazione di tifosi.

28. Salernitana-Reggina 2-1, 21 settembre 1975

La gara iniziale del campionato 1975/76, concluso a metà classifica, è nella storia del club non per ragioni tecniche ma perché rappresenta, simbolicamente, l’esordio del movimento ultras a Salerno.

In occasione della sfida contro la Reggina, vinta per 2-1 con reti di Stevan e Marchi, un gruppo di tifosi guidati da Adolfo Gravagnuolo prende posto nella Curva Nuova del Vestuti. Si tratta degli Ultras Bar Nettuno, il primo gruppo ultras della storia della tifoseria salernitana.

Il gruppetto, formato da una quindicina di persone, indossa sciarpe a strisce verticali bianche e granata e sventola fiero un bandierone che ritrae un teschio granata. Tra i primi cori: «alè Salerno, alè Salerno, alè alè alè!».

Nell’arco di pochi anni nascono molti altri gruppi tra cui i Panthers e, nel 1982, la Granata South Force, che negli anni ’90, sotto la guida di Ciccio Rocco e del Siberiano, diventerà tra i massimi riferimenti italiani del mondo ultras.

29. Salernitana-Reggina 2-0, 31 maggio 1981

Stagione 1980/81. Un’annata complessa, nata con una rivoluzione in organico dovuta alle immancabili vicende societarie che inducono tutti i migliori calciatori a fuggire. Che prosegue con il terremoto del 23 novembre 1980, avvenuto poco dopo il fischio finale di Salernitana-Turris 1-1. Che continua con la celebre Salernitana-Sambenedettese, gara che i marchigiani vincono a tavolino per l’invasione del terreno di gioco da parte dei tifosi granata in protesta contro le decisioni arbitrali: Vestuti squalificato per sei mesi. E che, per giunta, si conclude con la promozione della Cavese, la principale rivale di quel decennio.

La Salernitana disputa un campionato in affanno, sempre nelle zone pericolose della classifica e con il rischio concreto di retrocedere, per la prima volta nella sua storia, al di sotto del terzo livello del calcio italiano. Per fortuna, la formazione allenata da Lamberto Leonardi e in cui giocano calciatori del calibro di Del Favero, Di Venere, Leccese, Mattolini, Viscido, Vulpiani e Zaccaro (in foto) conquista una sofferta salvezza.

La partita più importante è la penultima di campionato. La Salernitana del presidente Filippo Troisi, che a gennaio aveva sostituito Vincenzo Grieco al vertice della società, si gioca la permanenza in Serie C sul neutro di Sorrento contro la forte Reggina.

La formazione scelta da Leonardi: Riccarand, Leccese, De Gennaro, Di Giaimo, Dall’Oro, Del Favero, Mattolini (38’ pt Black), Vulpiani, Zaccaro, Cianci, Viscido (28’ st Di Venere).

Nella ripresa, Zaccaro al 19’ e Vulpiani 37’ decidono la contesa in favore dei granata, che conquistano due punti fondamentali.

Pochi giorni dopo la vittoria con gli amaranto muore lo storico medico sociale, Bruno Tescione, da giorni ricoverato per un malore.

All’ultima giornata, a Terni, la Salernitana in lutto ottiene lo 0-0 che le consente di salvarsi grazie alla classifica avulsa. Che sofferenza!

Giovanni Zaccaaro è tra i più iconici calciatori della storia granata. 60 reti in 193 partite tra il 1980 e il 1985.

30. Salernitana-Nocerina 4-1, 7 febbraio 1982

Dopo la salvezza stentata conseguita nella stagione precedente, nell’estate del 1981 il presidente Filippo Troisi è intenzionato a costruire una squadra in grado di lottare per le posizioni nobili della classifica. È il primo anno del professionismo in terza serie dopo anni di semiprofessionismo. E, soprattutto, è il primo anno in cui le squadre di Serie C possono indossare divise recanti uno sponsor. La Salernitana sceglie di dar lustro alla più nota azienda della città, la Antonio Amato.

Rivoluzione in società. Alfredo Quaglia è il nuovo direttore sportivo, Antonio Giammarinaro il nuovo allenatore, Bruno Carmando il nuovo massaggiatore. Gli ultimi due avevano già servito la Salernitana in passato.

Il mercato è di buon livello. Marconcini è il nuovo portiere titolare. Nel corso della stagione stabilirà un record d’imbattibilità di 829 minuti. Poi vengono acquistati, tra gli altri, Di Fruscia, Chiancone e Zucchini.

La partita più iconica della stagione è l’infuocato derby contro la forte Nocerina, con la quale i granata si contendono il secondo posto dietro all’Arezzo.

L’incontro rischia di non disputarsi per i gravi incidenti occorsi prima della partita, che comunque prosegue in un clima di forte tensione e con la sensazione che, sugli spalti, possa accadere qualcosa di spiacevole. I numerosi tifosi rossoneri si sistemano nei distinti, con un cordone di poliziotti a presidio.

L’allenatore Romano Mattè, subentrato a Giammarinaro da alcuni mesi, manda in campo Marconcini, De Gennaro (22’ pt Mariani), Mattolini, Chirco, Di Fruscia, Del Favero, Vulpiani (43’ st Burla), Zucchini, Chiancone, Di Lucia, Zaccaro.

Sotto la pioggia, la Salernitana disputa una partita memorabile. Mattolini sblocca il punteggio, ma il molosso Bocchinu riporta il punteggio in parità dopo pochi minuti. Al 41’ la Salernitana è di nuovo in vantaggio con un gol di rapina di Di Lucia. Nella ripresa, la formazione di Mattè legittima la vittoria con una doppietta del solito Zaccaro. La seconda rete è meritoria: un calcio di punizione dalla lunga distanza sul quale il portiere ospite, Tortora, non può opporsi. A quattro minuti dal termine la Nocerina ha l’occasione per dimezzare lo svantaggio, ma Marconcini para il calcio di rigore concesso agli ospiti e calciato da Raffaele.

Poche settimane più tardi, nella sfida interna contro il Campobasso, il gol di Canzanese a un quarto d’ora dalla fine spegne i sogni di gloria dei tifosi. In Serie B, oltre ai molisani, verrà promosso l’Arezzo.

31. Napoli-Salernitana 3-1, 1 settembre 1985

Tra il Napoli e la Salernitana ci sono due categorie di differenza, e con la maglia azzurra gioca il calciatore più forte che c’è. Secondo il calendario, la sfida del primo turno di Coppa Italia dovrebbe disputarsi al Vestuti, ma la Salernitana propone l’inversione di campo per ottenere maggiori incassi.

Circa 50 mila spettatori popolano lo stadio San Paolo. I molti salernitani presenti sono dislocati tra i distinti e la Curva B, ospiti di alcuni gruppi partenopei, mentre in Curva A campeggia uno striscione degli ultras nocerini, acerrimi avversari dei granata. Una contraddittoria politica di alleanze, quella delle due curve napoletane, che di certo non ha facilitato lo sviluppo di rapporti maturi tra le tifoserie dei due golfi campani.

La Salernitana di Gian Piero Ghio si presenta con Mair, Billia, Manzo, Pincio, De Nadai, Gaito, Belluzzi, Conforto, Perrotta, Lombardi e Tappi. Subentrano nella ripresa Meluso, Leccese e Fabrizi. Il Napoli di Ottavio Bianchi non sottovaluta l’impegno e gioca con molti titolari.

I difensori granata fronteggiano Maradona come possono, ma l’asso argentino, pur in precarie condizioni fisiche, è immarcabile. A inizio partita imbecca Giordano con un assist prelibato, ma il nostro portiere gli nega il gol. Subito dopo salta tre avversari, viene steso al limite dell’area e su punizione calcia con consueta precisione la palla che supera Mair.

I granata dimostrano un ardore encomiabile. Prima si rendono pericolosi con Pincio, poi sfruttano appieno l’indecisione di Renica che stende Belluzzi in area di rigore e provoca il penalty che Billia trasforma nel gol del pari.

Un altro calcio di rigore, assegnato per fallo di Mair su Ciccio Baiano e realizzato da Maradona, riporta il Napoli in vantaggio prima del duplice fischio. Nella ripresa, Manzo manda la sfera nella sua porta nel tentativo di anticipare Giordano: 3-1 finale.

Non capita tutti i giorni di affrontare il più grande di tutti.

Le azioni salienti della partita disputata al San Paolo.

32. Salernitana-Taranto 0-0, 3 giugno 1990

All’ultima partita della stagione 1989/90, che è anche l’ultima partita al Vestuti, nonché l’ultima partita in carriera di Agostino Di Bartolomei, la Salernitana arriva con la consapevolezza che il grosso è fatto. È proprio Agostino l’indiscusso eroe di quell’annata storica, l’uomo su cui ricade il merito storico di aver emancipato la Salernitana dall’ineluttabilità della Serie C, nella quale ha militato per le ultime 23 stagioni e per 33 delle ultime 34.

Il grosso è fatto, si diceva. Questa è la sensazione diffusa in una città bardata a festa dopo la vittoria ottenuta la settimana prima a Brindisi grazie alla rete del campione romano. Alla Salernitana basta un pareggio contro il già promosso Taranto per festeggiare la Serie B che manca dai tempi di Tom Rosati.

Un Vestuti mai così colorato accoglie due squadre che proprio non hanno intenzione di farsi del male. Triplice fischio, lacrime di gioia, trombette, clacson, feste nei quartieri, Vattene amore. La Salernitana del presidente Soglia, di mister Ansaloni, di capitan Di Bartolomei, del masseur Bruno Carmando, di Battara, Della Pietra, Di Sarno, Ferrara, Incarbona, Somma, Torri, Della Monica, Di Battista, Donatelli, Pecoraro, Saracino, Carruezzo, Gonano, Lucchetti e Zennaro ha finalmente ottenuto la promozione in Serie B.

Lo stadio intitolato a Donato Vestuti si congeda dopo 59 anni, cinque mesi e un giorno dalla sua inaugurazione (2 gennaio 1931, Salernitana-Vomero B). A curriculum, cinque promozioni (quattro in B e una in A), 1030 partite ufficiali della Salernitana (di cui una… in trasferta: Pro Salerno-Salernitana 2-1, Coppa Italia 1973/74), 619 vittorie, 1631 gol segnati.

33. Salernitana-Padova 0-0, 9 settembre 1990

Lo stadio Donato Vestuti, inaugurato nel 1931, permise alla Salernitana, nata da una dozzina d’anni, di emanciparsi dalla sua dimensione regionale. Il suo pensionamento, coincidente con la promozione in B del 1990, produsse effetti analoghi: con uno stadio più grande e moderno, la Salernitana ha potuto colmare il gap che negli anni Settanta e Ottanta aveva accumulato nei confronti delle altre squadre campane.

L’inaugurazione dello stadio Arechi ha luogo il 9 settembre 1990, con le due curve ancora inagibili. La partita è Salernitana-Padova, un dimenticabile 0 a 0 del quale non vi renderemo edotti. Nel nuovo stadio comunale, concepito per ospitare fino a 45 mila spettatori, la Salernitana vive momenti indimenticabili: tra i più dolci, le promozioni del 1994 in B e del 1998 in A, zenit dell’epopea di «rossilandia»; le vittorie in massima serie contro la Juventus e il Vicenza nel maggio 1999, ancorché non sufficienti per la salvezza; la promozione in Serie A nel 2021 in un Arechi chiuso al pubblico; la prima salvezza in Serie A della storia ottenuta il 22 maggio 2022.

Lo stadio viene intitolato al principe Arechi in occasione dell’incontro tra Italia e Ungheria del 1° maggio 1991. La Nazionale maggiore vi disputerà altre due sfide: contro l’Estonia il 25 marzo 1995 (4-1 per gli Azzurri) e contro la Spagna il 18 novembre 1998 (2-2).

Record di presenze in occasione di Salernitana-Juventus del 2 maggio 1999, ben 36.841. Il primo gol: Nicola Martini in Salernitana-Udinese del 23 settembre 1990. Il primo successo granata: Salernitana-Ancona 1-0, 28 ottobre 1990.

Il suo prato è stato calcato da innumerevoli campioni del calcio italiano e mondiale: Baresi, Batistuta, Buffon, Cannavaro, Del Piero (al suo esordio in Nazionale), Donadoni, Henry, Maldini, Mancini, Messi (Argentina-Angola del 2006), Nesta, Raúl, Ribéry, Ronaldo, un giovanissimo Tévez, Thuram, Totti, Vieri, Weah, Zidane, Zola.

Molteplici le scenografie esibite dalla Curva Sud, apprezzate dal mondo intero.

Fonti:
1. F.P. Fasano e G. Fasano; Salernitana: la Storia; GEO Edizioni (2019).
2. U. Adinolfi, D. Cioffi, M. De Fazio; Ultras Salerno: un’altra storia; Saggese Editori (2020).
3. C. Troisi; Nati al Vestuti.

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