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A Venezia una partita che può pesare più del derby di domenica con il Napoli

A Venezia la Salernitana si gioca già tantissimo in chiave salvezza.: i granata non possono più sbagliare né aspettare il derby per cominciare la risalita

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salemp 23 10 2021 01
salemp 23 10 2021 01
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Sarà pure affascinante il derby in programma domenica, ma è negli scontri diretti che la posta in palio vale doppio.

Persi quelli con Spezia ed Empoli, alla Salernitana resta l’appuntamento odierno a Venezia per raddrizzare la rotta e tornare a muovere la classifica. Il calendario, a breve, proporrà impegni di livello molto alto, per cui, sebbene nel calcio possa sempre esserci spazio per le sorprese, l’imperativo è provare a far punti contro chi è compagno di sventura.

Al frizzante Venezia di Zanetti ed alla acciaccata Salernitana che Colantuono ha da poco ereditato da Castori la sorte ha prescritto un cammino di sofferenze e fatiche per provare a centrare la salvezza.

I lagunari sono partiti male, ma ora hanno preso confidenza con la categoria al punto da aver battuto in casa la Fiorentina ed aver messo insieme un bottino di punti doppio rispetto ai granata. Però, Venezia è città di ricordi dolci per i cuori granata. Più che nell’Arno o nell’Irno, se ci fosse un posto dove risciacquare i panni sporchi i tifosi granata sceglierebbero l’isola di Sant’Elena dove sorge il Penzo, teatro di fughe verso la gloria sia per la squadra che fu di Delio Rossi sia per quella appena lasciata da Castori.

Oggi, però, conta più l’aspetto pratico di quello romantico: non è in palio la gloria, non si rincorre un sogno. Quello più grande per i puristi della fede granata resta ancora proibito, negato, perché questa Salernitana è ancora troppo vicina per modus operandi e per gli attori che frequentano la scena (defilandosi quando agli applausi si sostituiscono i fischi) a quella del recente passato.

La discontinuità gestionale ancora non c’è, quella legata ai risultati nemmeno. Da Castori a Colantuono il passo, per ora, è stato all’indietro. La speranza è che i tre gol in tredici minuti incassati contro l’Empoli nel giorno del debutto del nuovo (vecchio) allenatore siano stati tre passi di rincorsa per prendere lo slancio e non l’inizio di una rovinosa caduta in un precipizio.

Se solo chi ora ha in mano la cosa granata avesse saputo guardare avanti e non ripiegare sempre verso il passato, oggi la Salernitana avrebbe, anche a prescindere dalla classifica, una prospettiva a cui aggrapparsi. Tra i mali del trust c’è anche questa negazione del futuro e la privazione del piacere di assaporare il presente perché la serie A non giustifica mortificazioni e delusioni in serie.

Per ora il campo ha bocciato l’operato del direttore sportivo Fabiani e la strategia motivazionale e comunicativa del generale Marchetti. E che dire dei trustee? Il 15 novembre è sempre più vicino. La cessione della Salernitana è una priorità per i tifosi e per la città, ma, per chi se ne sta occupando, è un preciso mandato da portare a termine con trasparenza e terzietà. All’insegna della discontinuità. Sia ben chiaro!