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Gigi Cagni: «A Salerno c’erano le basi per fare qualsiasi cosa. Tutt’oggi sono incazzato con Aliberti»

Luigi Cagni ha rammentato con enfasi l'intensa esperienza vissuta al comando della Salernitana, ricordando, soprattutto, quella partita che fu un po' il suo riscatto morale: Sampdoria - Salernitana 2 a 4

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In vista della gara tra Salernitana e Sampdoria, la redazione di SOLOSALERNO ha intervistato Gigi Cagni, ex allenatore che ha guidato – durante il proprio percorso calcistico –  sia la compagine granata che quella blucerchiata.

Come considera l’avvio di stagione della Salernitana? ritiene che finora sia stato un percorso naturale quello vissuto dalla squadra granata nelle vesti di neopromossa?

Questa è la strada che intraprende ogni anno una neopromossa, la Salernitana non ha grandi possibilità economiche come, invece, molte altre partecipanti al torneo di massima serie. Un inizio così difficile era prevedibile, non era ipotizzabile, invece, un cambio d’allenatore così repentino. Quando si allena una squadra come la Salernitana non si può pretendere di disputare un campionato privo di sofferenze. È impossibile.

Il cambio in panchina come lo ha interpretato?

Da premettere: sono amico sia di Castori che di Colantuono. Credo che il buon Fabrizio abbia fatto ciò che poteva, ha gestito una situazione non facile. Lo scorso anno ha compiuto un miracolo. Colantuono è esperto della categorie, in serie A è navigato, però, necessita di tempo e di innesti validi per poter mettere a posto le cose. Personalmente, ho vissuto sei anni in massima serie, non ho mai allenato squadre da scudetto, salvarsi durante le battute finali della stagione – intorno alla penultima o l’ultima giornata di campionato – sarebbe un grande traguardo, ne so qualcosa. Inutile voler accelerare il corso naturale degli eventi.

Per alcune non basta solo l’esperienza decennale in massima serie, sono tanti i fattori che influiscono sulla permanenza in categoria…

La Sampdoria, il Genoa, il Cagliari… tutte le squadre che si trovano nella zona calda della classifica, pur avendo tanta esperienza in serie A, pur essendo blasonate, pur avendo organici adatti, sono chiamate – quasi durante tutte le stagioni calcistiche – a soffrire per accaparrarsi la salvezza. Sono queste le compagini sulle quali bisognerebbe interrogarsi, cercando di capire che problema esiste alla base e perché non riescono a fare risultato… non bisogna meravigliarsi della Salernitana, è novella dell’ambiente, sta prendendo le misure.

In casa Salernitana sarà necessario intervenire durante il mercato di riparazione di Gennaio affinché Ribèry possa non predicare ad oltranza nel deserto…

Ribèry ha scelto Salerno con consapevolezza, lui è encomiabile, ha fatto una scelta coraggiosissima. Un campione non ha voglia di perdere, non ama fare brutte figure. Frank ha fatto questa scelta perché ha visto nella Salernitana qualcosa di importante, si è preso una grande responsabilità, avrà le sue valide ragioni. Probabilmente, non si aspettava complicazioni così accentuate, però, è da giocatori come lui che gli altri membri della squadra devono trarre insegnamento, assorbendo, cercando e trovando l’ispirazione giusta. A gennaio non so cosa farà la Salernitana ma, ormai, non c’è più il mercato che poteva esserci dieci anni fa. Ormai, ci si basa essenzialmente sugli scambi, sugli svincolati… di soldi ce ne sono pochi. Inoltre, speriamo che la Salernitana metta a posto quanto prima il discorso societario.

A proposito di società…

Per quel che ne so, la società – negli ultimi anni – è sempre stata più che presente, i giocatori non sono mai stati allo sbando, gli stipendi sono sempre stati regolari. Non penso che attualmente i calciatori si nascondano dietro alla motivazione societaria per giustificare l’avvio di campionato poco brillante. Ormai siamo agli sgoccioli, la società deve essere costituirla per forza, sono già scaduti i termini.

Come considera l’impostazione di gioco di Colantuono?

Ho seguito molte partite della Salernitana ed ho sempre notato una squadra combattiva che ha dato tutto sul campo. Ci sono stati sicuramente degli errori tecnico tattici che – durante alcune gare – hanno contribuito al posizionamento nella zona calda della graduatoria. Speriamo che Stefano riesca a trovare il giusto equilibrio. La Salernitana è una squadra che prende molti gol e ne fa davvero pochi. Con Colantuono, rispetto al gioco di Castori, la squadra fraseggia di più, continuando a battere sulle verticalizzazioni. Anch’ io non sono per l’eccessivo possesso palla, inoltre, lo si può fare quando si possiedono i calciatori giusti, soprattutto, quando si ha un buon regista. È inutile optare per la costruzione dal basso se non si possiedono giocatori adatti. Ci sono molte squadre in serie A – togliendo la Salernitana – che non possono farlo. Difatti, domenica incontrerete una squadra che ad inizio campionato faceva possesso palla da dietro ed ora non lo fa più, con giocatori tecnicamente – almeno su carta – più bravi di quelli granata.

 Lei ha allenato la Sampdoria due volte: sia come primo allenatore, poi, come secondo a Zenga. Cosa le è rimasto impresso?

Vivo a trenta chilometri da Genova, quindi, conosco benissimo la Liguria. Ho allenato sia il Genoa che la Sampdoria. Lo stadio Ferraris lo adoro. Se si dovesse costruire uno stadio partendo da zero, bisognerebbe emulare il modello di Genova. La Samp ha una storia importante, non a caso Mancini e Vialli hanno fatto parte del percorso blucerchiato. In Liguria ho vissuto bei momenti, ma Salerno è stata un’altra storia.

Ci racconti della sua esperienza in granata…

Parlando con sincerità, l’esperienza in Campania mi ha regalato più emozioni rispetto a quella ligure. A Salerno c’è stato un impatto più empatico. Vivere a Genova e vivere a Salerno è un qualcosa di totalmente differente. Genova è più grande, ma, ha un pubblico più distaccato e freddo. Salerno, invece, ha una curva incredibile. È una roba grandiosa, mi emoziona tutt’ora. Ho un ricordo incredibile. Appena posso ci torno sempre con entusiasmo, ho tanti amici giù. Salerno rientra tra le esperienze più belle della mia carriera, al di là del fattore campo, sono stato bene con la gente, mi sono sentito a casa. La Salernitana è stata una delle squadre che ho allenato con più piacere, mi ha dato grandi soddisfazioni ed innumerevoli incazzature. A tal proposito, con Aliberti sono ancora incazzato.

È una ferita ancora aperta?

Credo che la mia sia stata un’esperienza unica. A livello mondiale non credo sia mai successo che un allenatore sia stato esonerato e poi richiamato la settimana successiva. All’epoca, ci sarebbe stata la possibilità di fare grandi cose. Aliberti perse un’occasione d’oro per costruire qualcosa di meraviglioso. Il Presidente non capì il momento, non comprese la situazione. Potevamo realizzare qualcosa di importante. C’erano 5/6 calciatori che – dopo l’esperienza in granata – fecero una grande carriera, erano giovanissimi. Se quell’anno fossi rimasto, saremmo andati in serie A. Aliberti volle vendere dei calciatori che potevano regalarci un sogno e, quindi, non se ne fece più nulla. Mi mandò via perché se fossi rimasto, non gli avrei consentito di mandarli altrove. Quell’anno, ci sarebbero state le basi per poter fare qualsiasi cosa, ecco perché sono incazzato ancora oggi.

Le rammento una gara per lei importante: Sampdoria – Salernitana 2 – 4 …

(Ride) Fu la prima partita che disputai dopo essere stato richiamato da Aliberti. Tre gol di Di Michele. Se mi ci fai pensare mi incazzo ancora… pensa che Aliberti venne a cercarmi fin dentro casa per riportarmi in granata. Varcò la porta della mia abitazione, con costernazione mi disse: «ho sbagliato, sono un Presidente giovane, ho commesso un grave errore con te… »  Mi chiese di tornare giù ed io con spontaneità gli risposi: «Presidente, giù ci torno ma non per lei».

È vero che la prima volta che tentò di andare a cenare in un ristorante salernitano erano le 19.00?

Si, da Bresciano ero abituato ad altri orari. Venni subito istruito in tal senso. (ride) Ero sulla soglia del ristorante che avevo scelto, mi aprirono e mi dissero: «Ma lei dove va? Torni tra un’oretta, non siamo ancora in servizio». Inoltre, ricordo con piacere Diodato Abagnara, lui ha contribuito tanto nel farmi cambiare mentalmente e psicologicamente. Un giorno mi disse: «Ma perché lei urla sempre e si incazza di continuo»? Col suo modo di fare mi diceva sempre tutto quello che pensava. Rammento un episodio con lui: una volta venne a cena a casa mia, quando finimmo di mangiare mi disse «Mister, andiamo! Dobbiamo andare a controllare che i giocatori non siano in giro»! io gli risposi: «Dove sono i calciatori vai a vederlo te, io non mi muovo di casa»! non ci fu niente da fare: dovetti cedere, mi portò a zonzo per Salerno per verificare che non ci fossero giocatori in strada. (ride) Diodato era ed è il numero uno nel suo settore, nonostante ebbe il compito di esonerarmi. (ride)

In conclusione, quali crede potranno essere i calciatori decisivi durante la gara di domenica tra Salernitana e Sampdoria?

Spero che Simy ci faccia rivedere presto ciò che ha fatto a Crotone, sia lui che Bonazzoli devono mettere in campo le loro qualità, ne hanno da vendere. Inoltre, Bonazzoli l’ho avuto anche come giocatore, quindi, lo conosco meglio, ha delle caratteristiche devastanti. Comunque, credo che la Salernitana non sarà una comparsa in questo campionato di serie A, sono fiducioso.

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Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!

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