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Dietro la sconfitta si intravede la competitiva Salernitana del futuro. Calma e pazienza, ci divertiremo

Intralciata dall'impossibilità di preparare la gara con la Roma sfruttando tempi più ampi, la Salernitana ha comunque mostrato potenzialità tecniche assai incoraggianti in prospettiva futura. Senza smarrire l'umiltà che deve sempre accompagnare crescita e sane ambizioni, i calciatori granata si candidano a recitare da protagonisti in questa stagione.

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Alla fine, della sconfitta maturata contro la Roma, resta una sorta di retrogusto dolce.

Perché la Salernitana – al netto della fisiologica amarezza prodotta da una battuta d’arresto contro una grande squadra già pronta e tecnicamente superiore – ha consentito ai suoi tifosi di abbandonare lo stadio con un sorrisone stampato sulla bocca.

Figlio di un buonumore che trova motivo di esistere in potenzialità tecniche che necessitano solo di pazienza e lavoro quotidiano per fiorire e rendere interessante – e non più tribolato, come è accaduto lo scorso anno – il percorso in campionato dei propri beniamini.

Qualità, esperienza, fisicità e personalità sono presenti in quantità cospicua all’interno di un organico destinato a cestinare definitivamente i traumi cagionati dall’inconsistenza tecnica vissuta agli albori della scorsa stagione.

Lovato, Vilhena, Maggiore, Candreva, Bradaric, ed insieme a loro i protagonisti dell’insperata salvezza strappata a maggio, saranno molto di più di un gruppo costretto a barcamenarsi tra sofferenze costanti, frustrazioni e impossibilità calcistiche.

La stessa gara di ieri contro i blasonati giallorossi di Mourinho, rimasta sostanzialmente in bilico fino al minuto novantaquattro, avesse avuto la possibilità di essere preparata con maggior tempo a disposizione, sgravata anche dalle arcinote problematiche legate ad alcuni infortuni pesanti (Lovato, Bradaric e Bohinen su tutti), probabilmente avrebbe registrato un esito finale differente.

Una conclusione di ragionamento che dovrebbe anche aiutare a diradare le tante polemiche e i crescenti mugugni ascoltati e letti nelle ultime settimane.

Perché l’obiettivo della società è sempre stato quello di consegnare a Davide Nicola un parco calciatori in grado non solo di salvarsi ma anche di esprimere un calcio di livello dal punto di vista dell’estetica e dell’efficacia.

I ritardi in sede di calciomercato potevano essere evitati? Dipende da quale angolazione viene affrontato il quesito. La società sta dimostrando di avere ambizioni ed idee che trascendono il compitino assegnato dalla ricerca di una mera sopravvivenza.

I profili dapprima attenzionati e poi condotti a Salerno non sono stati reperiti nel calderone delle doti calcistiche ordinarie. Per calcare il manto erboso dello stadio Arechi sono stati convocati interpreti pallonari che avevano mercato e potere contrattuale. Pertanto, era semplicemente lapalissiano dover temporeggiare e pazientare, per completare una pianificazione tecnica finalizzata ad ottenere con congruo anticipo il ticket per il terzo torneo granata nella massima divisione italiana.

E, contestualmente, per gettare le basi di una progettualità a lunga scadenza, che si proponga di scalare posizioni nelle gerarchie del football nostrano. Senza mai smarrire la dimensione di una realtà affamata di calcio e appassionata come poche, ma pur sempre incastonata in una dimensione di provincia.

In questo senso, una parola di merito va spesa sicuramente a favore di Morgan De Sanctis. Se ne sono lette ed ascoltate di tutti i colori sul suo conto. Fantasie e pettegolezzi che hanno abbandonato in fretta il tentativo di un’analisi oggettiva per sfociare nell’insulto gratuito.

Pur accolto da tanto scetticismo ed essendo impegnato ad avvertire i disagi generali procurati dal traumatico addio di Sabatini e dal fantacalcio danzante senza soluzione di continuità nella mente del Patron Iervolino e dei suoi più stretti collaboratori, il neo direttore sportivo granata ha indossato l’elmetto, ha calamitato gli strali su di sé ed ora, finalmente, e ormai prossimo a completare la rosa e a raccogliere meritatamente i frutti del suo lavoro.

La famosa conferenza stampa era solo un tentativo di cementare l’intero ambiente (proprietà, staff tecnico e tifoseria), invitandolo a pazientare in un momento caratterizzato da difficoltà legate agli infortuni e alle rifiniture di qualità che necessitavano di tempo per essere realizzate.

Se non fosse stato per Iervolino, la rosa non l’avremmo mai completata. Dietro De Sanctis ci sono i suggerimenti di Sabatini. La conferenza stampa è stata un disastro a livello comunicativo. Solo alcune delle bordate piovute sull’operatore di mercato abruzzese.

La verità è che Iervolino, come è normale che sia, poteva solo scegliere di imprimere un’accelerata o una frenata alle varie trattative imbastite, ma i calciatori arrivati a Salerno sono fuoriusciti dal sacco delle competenze dell’ex portiere di Roma e Napoli.

Siamo tutti affezionati a Sabatini uomo e grati all’operatore di calcio scafato e illuminato che ha dimostrato di essere in tanti anni di carriera, ma adesso è giunto il momento di voltare pagina e andare avanti.

Sulla conferenza stampa ci siamo già espressi, ma volendo pure accogliere le fondate critiche sulle capacità comunicative di De Sanctis, allo stesso tempo bisogna ricordare che il suo avvento in città è avvenuto nelle vesti di responsabile delle operazioni di mercato, non per dare dimostrazioni di eloquenza ciceroniana.

Ieri sera sono stati gettati i semi di un torneo interessante, abbiamo ammirato le potenzialità tecniche di interpreti che, avessero avuto tempo maggiore per preparare la gara con la Roma, sarebbero usciti difficilmente sconfitti dal campo.

Perché di Vilhena e Candreva, giusto per fare due nomi, abbiamo solo intravisto ciò che riusciranno in futuro a dare alla squadra. La loro capacità di restare dentro la partita, nonostante la condizione atletica approssimativa di entrambi, è sinonimo di carisma, esperienza ed intelligenza calcistica.

Il calciatore ordinario tende a demoralizzarsi quando le gambe non girano a dovere e le giocate qualitative fanno fatica ad essere concepite e realizzate. Loro hanno indossato il saio dell’umiltà e non si sono tirati indietro al cospetto della necessità di fare legna e restare ancorati al match.

La condizione arriverà e la loro ‘manovalanza’ di ieri, accettata intelligentemente da entrambi, lascerà il posto alla capacità di risultare determinanti con la qualità e l’estro custoditi nel loro ampio repertorio calcistico.