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Mentalità e punti preziosi per la classifica. Il futuro è solo una fiduciosa attesa

La squadra lavora con profitto per acquisire una precisa identità tecnico-tattica. E all'appello mancano ancora quattro 'big' (Lovato, Daniliuc, Bohinen e Piatek).

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Missione compiuta. Alla vigilia della gara in terra felsinea, Nicola ed il suo gruppo di calciatori, alla pari dell’intero ambiente, avevano riposto in valigia tre propositi da tradurre in realtà.

Confermare l’idea di calcio totale esibita nella perentoria vittoria interna contro la Sampdoria; muovere la classifica per fortificare morale e autostima; esprimere la solidità psicologica e la crescita fisica di un collettivo che si propone di migliorare gradualmente per stupire se stesso e l’intero campionato.

Non tutto è andato per il verso giusto, però sostanzialmente la squadra ha seminato sul terreno di gioco diversi indizi incoraggianti in chiave futura. Considerando, inoltre, che ad inizio stagione non è semplice affrontare un trittico di partite nel giro di una settimana, con la condizione atletica ancora in evoluzione e le temperature estive a farla da padrone.

La prima mezz’ora ha confermato quanto di buono si era già ammirato contro gli uomini di Giampaolo, con la compagine granata scesa in campo per fare la partita con la giusta mentalità vincente di chi non vuole accontentarsi in partenza di una gestione speculativa del match.

Dia e compagni hanno iniziato ad essere tambureggianti e dinamici sin da subito, fluidi sulle corsie esterne, insidiosi con la capacità degli attaccanti di giocare in coppia e con il resto della squadra, vigorosi con gli strappi di un Coulibaly difficilmente contenibile.

Un calcio intenso, organizzato, caratterizzato dalla capacità dei dieci calciatori di movimento di muoversi sinergicamente in entrambe le fasi di gioco. Il Bologna ha subito l’iniziativa degli ospiti, ai quali, se proprio vogliamo trovare il classico pelo nell’uovo, si può forse rimproverare solo qualche evitabile leziosità e un po’ di frenesia negli ultimi trenta metri al momento di calciare in porta o di trovare la precisione della rifinitura.

Bene anche la difesa che, facilitata dal possesso del pallino delle operazioni nelle mani degli uomini di Nicola, non ha avuto grosse difficoltà a controllare il tridente atipico (Vignato, Sansone, Arnautovic) schierato da Sinisa Mihajlovic.

Il match ha cambiato volto, attestandosi su un piano di maggiore equilibrio, quando un paio di letture difensive non perfette, soprattutto sul terreno delle coperture preventive (Bronn e Fazio sui movimenti senza palla di Sansone), hanno consentito ai padroni di casa di rendersi pericolosi, guadagnare campo e, contestualmente, di seminare nella mente dei difensori granata un po’ di insicurezza.

Fino a subire, ad inizio ripresa, complici anche le iniezioni di fisicità, esperienza e personalità (De Silvestri, Lykogiannis e Soriano) somministrate da Mihajlovic, l’incursione centrale, tutt’altro che irresistibile, che ha consentito a Sansone di incunearsi troppo facilmente tra Bronn e Gyomber, con quest’ultimo costretto ad atterrare in piena area di rigore il vivace fantasista felsineo giunto ormai quasi in prossimità di Sepe. Arnautovic dal dischetto non ha fallito e la partita è diventata più complicata per la truppa capitanata da Fazio.

Però a quel punto la squadra, pur non esibendo la stessa manovra fluida ed imprevedibile registrata contro la Samp e nei primi due terzi della prima frazione di gioco, ha reagito tirando fuori orgoglio e le energie ancora spendibili, con Nicola che ha attinto dalla panchina nuove risorse per organizzare il forcing finale.

Dentro Candreva, Botheim e Valencia (in luogo di Bradaric, Bonazzoli e Bronn) e cambio di modulo con il passaggio al 3 4 3.

Il Bologna si è compattato in massa per portare a casa i tre preziosissimi punti, la Salernitana non ha mai smesso di crederci, si è aggrappata alla capacità di traino di un Candreva che ha cercato di conferire ordine e logica agli assalti finali e, soprattutto, ad un Dia sempre abile a trasformare in potenziale pericolo per gli avversari qualsiasi pallone gli arrivi sui piedi.

Davvero un signor attaccante che, come ha già dimostrato nel recente passato, potrebbe tranquillamente recitare su palcoscenici ancora più ambiziosi. In una squadra sempre generosa e mai doma nella ricerca del risultato positivo, l’abilità dell’ex Villareal di pulire e rendere giocabile anche il pallone più sporco, di guadagnare punizioni, sgattaiolare tra gli avversari e consentire ai compagni di conquistare metri e partecipare all’azione offensiva, è risultata determinante.

Il gol che ha solo sublimato una prestazione ricca di contenuti, facendo addirittura passare in terzo piano l’involontario assist servito a Sansone, ha permesso agli uomini di Nicola di lasciare meritatamente indenni lo stadio emiliano.

Cinque punti in quattro partite rappresentano un inizio di stagione assolutamente positivo. In attesa del recupero di calciatori fondamentali (Lovato e Bohinen) e dell’ingresso in squadra degli ultimi due colpi di mercato (Daniliuc e Piatek), lo scenario futuro lascia dormire sonni tranquilli. Al punto da non ricorrere ai sogni e limitarsi a godere la realtà del tempo presente.