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La Salernitana è forte e competitiva, ma la società mantenga il profilo basso

Appello da estendere alla tifoseria. Il segreto per realizzare un'ottima stagione risiede nel godersi ogni singolo istante del campionato. Nutrendo fiducia nei confronti di una squadra ben costruita e ambiziosa, evitando però di perdere il contatto con la realtà.

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La gara contro l’Empoli passerà in archivio portando con sé una serie di stati d’animo e riflessioni, da analizzare prima di voltare pagina e preparare i prossimi appuntamenti.

La prima certezza è relativa ad una squadra, la Salernitana, che ancora una volta ha dimostrato di possedere un tasso tecnico importante e di poter ben figurare nel massimo campionato italiano. Una consapevolezza che trasmette serenità all’intero ambiente ed una buona dose di autostima ai calciatori che compongono l’organico.

Il pallone non scotta tra i piedi, le giocate possono contemplare anche l’errore ma non sono mai titubanti, macchinose e remissive. Segnale evidente di una fiducia nei propri mezzi, individuali e collettivi, che è destinata a regalare soddisfazioni e una stagione all’insegna di un tranquillo approdo nel porto salvezza.

Perché, se si vuol evitare di scivolare sulla classica buccia di banana e farsi del male, è bene familiarizzare in fretta con la convinzione che non potrà esserci altro obiettivo rispetto ad una permanenza in serie A ottenuta con discreto anticipo.

E su questo ordine d’idee è bene che si sintonizzi immediatamente lo stesso presidente Iervolino. Pur comprendendo le esigenti attese che accompagnano il significativo esborso economico finalizzato a costruire un gruppo di interpreti calcistici all’altezza della situazione.

E’ altrettanto importante, però, che i propositi prendano forma attraverso un impegno quotidiano intriso di certosino lavoro ed umiltà e tolgano spazio ad un profluvio di parole che nulla può aggiungere al meticoloso operato sul prato verde dell’intero staff tecnico.

Presentarsi davanti alle telecamere, dopo appena quattro giornate, affermando che l’obiettivo messo nel mirino della società è occupare la zona sinistra della classifica, francamente, ci sembra una prematura e intrepida fuga in avanti. Poco aderente, al momento, ai valori tecnici del torneo e sostanzialmente inutile ai fini del prosieguo della stagione.

La squadra, composta da professionisti di spessore e giovani interessanti e desiderosi di crescere, già possiede la sana ambizione che spinge a migliorare step dopo step, sa quale dovrà essere il suo ruolo nel campionato, non ha bisogno di essere ulteriormente responsabilizzata.

La spavalderia dialettica del presidente, legittima ma poco lungimirante, rischia di esercitare una pressione psicologica eccessiva sui calciatori, alimentare le antipatie della concorrenza, distogliere i tifosi dal convincimento che non sarà affatto una passeggiata preservare la categoria evitando le tribolazioni di un passato ancora troppo recente per essere dimenticato.

In questo senso, qualcosa di anomalo si era già avvertito alla vigilia del match contro l’Empoli. La contesa contro i toscani sembrava quasi una fastidiosa formalità da sbrigare prima dell’appuntamento di gala in casa della Juventus. Atteggiamento esterno alla squadra, Perché Fazio e compagni sono scesi in campo perfettamente consapevoli delle difficoltà da affrontare.

Il primo tempo dell’Empoli ha riportato tutti con i piedi sulla terra. Il calcio si fa sul manto erboso, che resta un campo di battaglia dove strategie tattiche, organizzazione, corsa, fatica, spirito di sacrificio, dolore fisico e spunti tecnici impiegano pochissimo tempo a cestinare euforie incontenibili, sogni di grandezza e parole in libertà.

La partita è stata double face: primo tempo di grande sofferenza tattica per i granata, seconda frazione di gioco dominata per larghi tratti da Dia e compagni.

Alla fine il risultato di parità è da considerare sostanzialmente giusto: entrambe le squadre hanno accarezzato la possibilità di vincere la partita, ma anche temuto di perderla.

Nei primi quarantacinque minuti, gli uomini di Zanetti hanno espresso un calcio più fluido e imprevedibile, con gli attaccanti che regalavano pochi punti di riferimento e consentivano ai centrocampisti di appoggiare la manovra e attaccare gli spazi.

Gli empolesi sono passati meritatamente in vantaggio con Satriano, ma non hanno avuto l’istinto del Killer per approfittare del disagio dei padroni di casa e arrotondare il punteggio.

La Salernitana ha fatto fatica a produrre il gioco corale ed incisivo espresso contro Samp e Bologna, anche per merito di un Empoli tonico ed aggressivo, affidando le sue chance agli strappi di Coulibaly, Dia e di un Mazzocchi sempre più autorevole e incontenibile.

L’esterno napoletano ha rimesso in parità il match e gettato le basi per una ripresa che ha visto all’opera una Salernitana volitiva, incisiva e determinata a conquistare l’intera posta in palio.

Nicola ha chiesto ai suoi centrali difensivi di alzare la linea e appoggiare in impostazione gli esterni, poi ha ordinato a Vilhena di intralciare l’asse Grassi/Pjaca.

La squadra ha preso il pallino del gioco tra le mani, ha iniziato a far circolare la palla velocemente, portando più uomini nella metà campo toscana. L’ingresso di Piatek ha conferito scaltrezza e peso al reparto offensivo.

L’Empoli, che aveva speso tanto dal punto di vista fisico, ha iniziato a subire il forcing dei padroni di casa e perso un po’ di lucidità, fino a subire il gol dello svantaggio procurato dall’opportunismo di un famelico Dia.

La gestione granata dopo il vantaggio è stata abbastanza tranquilla, anzi, in diverse circostanze ha dato l’impressione di poter chiudere il match in anticipo. Ed invece, quando la partita stava ormai incanalandosi nel verso giusto, una disattenzione targata Daniliuc/Fazio ha permesso a Lammers di siglare il gol del definitivo ed equo pareggio.

Sei punti in cinque partite e quattro lunghezze di vantaggio sulla zona retrocessione sono argomenti che riempiono il bicchiere e regalano solidità e pragmatismo all’immediato futuro. Per le fantasie visionarie c’è tempo e tanto lavoro da portare avanti; adesso conta la concretezza della realtà presente.