Uno, due, tre. Da dove sia sbucato quel tipo nemmeno lo vorrebbero sapere. Eppure, Javier Zanetti, detto anche “el tractor”, e Maicon Douglas Sisenaldo, per i tifosi interisti “il colosso”, quella sera restano senza parole. Anzi, a furia di rincorrere quel ragazzino, sembrano quasi a corto di fiato. A due come loro suona come un affronto, di certo è una novità che non affascina ma fa incazzare. Pure tanto.
Non lo sanno ancora, ma quella sera del 20 ottobre 2010, pochi mesi dopo il Triplete, a San Siro è nata una stella. E’ un “gallo”, come i Germani secoli prima avevano ribattezzato (“Walhaz”) la tribù dei Volcae, per definirli come stranieri, non germanici, che corre come un ghepardo e fa sibilare tiri mancini che lasciano impietriti i portieri.
http://gty.im/105780813il mondo scopre il gallo
Quella sera il mondo scopre Gareth Bale, gallese di Cardiff, nato il 16 luglio 1989 in una tipica domenica dell’estate cambrian. Tra porri e narcisi, simboli di quella nazione che fa parte del Regno Unito ma che nel calcio e nel rugby rivendica la sua autonomia, dopo aver perso l’indipendenza nel tredicesimo secolo sotto i colpi di Re Edoardo I, il piccolo Gareth vola più che correre. A scuola, per esempio, il suo insegnante di educazione fisica, mr. Gwyn Morris, gli intima: “A calcio puoi giocare solo ad un tocco”. E, sogghignando, aggiunge: “Non puoi usare il tuo piede sinistro”. Non lo abbiamo ancora specificato, ma, qualora ce ne fosse stato bisogno, lo ricordiamo ora: Gareth Bale è mancino naturale.
Ha giocato a rugby, ha praticato atletica ed altri sport. Quando c’è da far valere velocità e potenza, il giovane Gareth c’è sempre. Alla scuola della sua comunità di Cardiff, la Whitchurch High School, è già una star. Il talento atletico è dirompente, quello calcistico è pari almeno a quello che ha mostrato con la palla ovale tra le mani. Qualcuno ha intuito che si tratti di un potenziale fenomeno. Qualche altro, invece, sa che lo diventerà.
nel posto dei Santi
L’alta velocità sui binari non regalerà le emozioni di un viaggio per mare, ma a volte ti fa trovare anch’essa un tesoro. Da Southampton, costa sudorientale d’Inghilterra, sono partite navi per tutte le rotte. Prendono un treno, però, con destinazione Cardiff gli incaricati del club locale di football dei Saints, così soprannominati perché il club fu originariamente costituito come espressione di una parrocchia, la St. Mary’s Church of England Young Men’s Association.
http://gty.im/832649988Lo stadio, non a caso, in cui giocano i biancorossi è stato chiamato “St. Mary’s”. All’Accademia di Bath, il ragazzino sostiene la prova generale: stavolta è pure fin troppo facile per lui dal momento che nessuno gli ha vietato di usare il sinistro. Il 17 aprile 2006, contro il Milwall, arriva l’esordio tra i grandi a neanche diciassette anni.
L’anno dopo passa agli Spurs ed uno dei manager più apprezzati del calcio inglese, Harry Redknapp, lo prende sotto la sua ala protettiva. “Quando gioca lui, non vincete mai? E allora non farlo giocare, vecchio mio! Il ragazzo porta sfortuna”. Parole e musica di Sir Alex Ferguson, boss dello United.
Che sia leggenda o cronaca, il buon Redknapp non seguì il consiglio ed il giovane Gareth cominciò a segnare e a far vincere il Tottenham. Fino a quando, dopo la tripletta con sconfitta a San Siro, nella gara di ritorno con l’Inter le sue prodezze non spazzarono via i nerazzurri portando agli ottavi di Champions gli “Speroni”.
il Galattico
Dopo cinque Champion’s League con i blancos del Real Madrid, il ragazzo che divenne “Galactico”, come recita il titolo di un libro a lui dedicato, ha vinto anche negli States. Sbarcato in piena estate a Los Angeles, ai primi di novembre ha segnato di testa, con la sua squadra in dieci (e Chiellini in panchina), il gol dell’insperato 3 a 3 contro quelli di Filadelfia, nel recupero del recupero degli extratime. O se preferite dei tempi supplementari a cui sarebbero seguiti i trionfali calci di rigore. Se non è roba da galattici questa…
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