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di Jvan Sica

Quando i sorteggi ci hanno detto di che Mondiale dovevamo godere, mi sono segnato una serie di partite, quelle imperdibili anche di fronte alla richiesta di andare al supermercato perché è finita la carta igienica, tu non fai mai niente… ma io se muoio, no… in questa casa come andrete avanti… e così via…

Una di queste era Argentina-Messico (c’era pure Giappone-Germania, sentivo che c’era feeling nell’aria) e i motivi sono tanti… non è vero è solo per un motivo.
Squadre forti, giocatori belli da vedere come Lozano, Vega, Raul Jimenez che mi fa impazzire anche se dopo l’infortunio non è più lo stesso, mentre dall’altra parte c’è De Paul mediano, Otamendi che vorrebbe fare falli anche sui suoi, il solito portiere argentino che deve fare una papera, insomma i motivi sarebbero davvero tanti eppure è solo LA SFIDA che mi ha interessato fin dal primo secondo.
Come che sfida?
Tra i GOAT (che poi GOAT, allora Maradona che era? Un ovile) nei rispettivi ruoli: Messi da una parte e Francisco Guillermo Ochoa Magaña, detto Memo, dall’altra.
Un numero 10 di cui sappiamo tutto, un numero 13 di cui so tutto e non vorrei nemmeno dirne a nessuno.

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Per troppi anni calpestato, deriso, vilipeso dai tifosi delle sue squadre di club, che non si accorgevano come in Nazionale i suoi ricci vaporosi diventassero altro, diventassero mitologici. 
Memo Ochoa non è un portiere, è un piano quadriennale che nemmeno Stalin poteva immaginare. Per quattro anni sonnecchia, viene pagato dalla squadra di club ma sa che essere Ochoa ogni settimana è una fesseria che solo l’ipercapitalismo dell’intrattenimento ci ha obbligato a rispettare (genuflettendosi chiaramente). Ochoa, che è cattocomunista della più tradizionale specie, onora solo il dì di festa, che sia la domenica o il 1° maggio questo non importa. Lui onora solo i Campionati del Mondo, che il Signore ci ha dato ogni quattro anni e basta. Non bisogna chiedergli divine uscite basse nella Coppa di Francia o angeliche uscite alte nella Liga MX, sarebbe un po’ come chiedere a un santo un miracolo per parcheggiare perché devi andare a mangiare il kebab. È una cafonata, capisci?
Ochoa si conserva per i Mondiali e non bisogna chiedergli una borghesissima attenzione domenicale.

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Quindi, Argentina-Messico è una partita imperdibile perché Messi e gli argentini tireranno centinaia di volte verso la porta di Memo Ochoa, ma lui respingerà tutti, o quasi tutti, il settimo ci si riposa, i tiri e sarà uno spettacolo perché tra ricci, mani, cosce e guanti che sfarfallano in tv, ti sembrerà di vedere una partita di inizio anni ’80, quelle in cui il colore era ancora bambino e le diottrie saltavano in un attimo.
Per questo motivo non vi agitate durante le visione, restate fermi sul divano e muovetevi solo nel caso il pallone abbia evidentemente toccato la rete. Con Ochoa è un attimo e ti trovi con l’urlo in gola. 
Buon divertimento!

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