Home Editoriale La classifica sorride, ma il secondo tempo di La Spezia è stato...

La classifica sorride, ma il secondo tempo di La Spezia è stato un tormento

Dopo una buona prima frazione di gioco chiusa meritatamente in vantaggio, la squadra granata è ritornata in campo troppo convinta di gestire il risultato senza grosse difficoltà. Sorpresa da uno Spezia aggressivo e impavido, ha rischiato seriamente di perdere la partita. Approfittando della serenità che infonde la classifica, Sousa dovrà sfruttare i prossimi giorni per comprendere i motivi del lungo blackout vissuto dai suoi uomini.

460
0
Tempo di lettura: 4 minuti

La Salernitana conquista in Liguria il risultato positivo pianificato alla vigilia e raggiunge l’obiettivo di incrementare il vantaggio in graduatoria sul Verona terz’ultimo.

Passo in avanti tutt’altro che trascurabile, con una gara in meno da giocare e, soprattutto, considerando che lo stesso Spezia resta tre punti indietro.

Un pari che, alla luce della vittoria conseguita all’Arechi nel girone d’andata, concede anche la superiorità sugli uomini di Semplici in un’eventuale classifica avulsa.

Pertanto, al termine di questo primo turno primaverile del rush finale del torneo, si può tracannare avidamente il classico bicchiere mezzo pieno.

Pareggio che permette di tenere nel mirino anche Empoli e Lecce, di scena stasera allo stadio Castellani, al di là del risultato che si materializzerà al novantesimo.

Come sempre, il prato verde è giudice supremo del responso settimanale; ipotetici rimpianti devono necessariamente fare i conti con il film del match.

La truppa di Paulo Sousa ha disputato quarantacinque minuti di buon livello, ma nella seconda frazione di gioco ha subito il forcing avversario e rischiato spesso di capitolare.

Risulta altrettanto vero che è stata concreta l’opportunità, sul finire del primo tempo, di archiviare la contesa con discreto anticipo.

La traversa di Piatek ed un altro paio di favorevoli situazioni, fossero andate a buon fine, avrebbero consentito di gestire con minori sofferenze il ritorno dei calciatori spezzini.

La classifica trasmette buonumore, ma alla ripresa degli allenamenti bisognerà analizzare a fondo il crollo tecnico-tattico, mentale e temperamentale accusato dalla squadra dopo il ritorno dagli spogliatoi.

Per evitare di ripetere gli stessi errori e compromettere partite che sembrano scivolare tranquillamente su un comodo piano inclinato.

La Salernitana è scesa in campo con il chiaro intento di imporre il proprio spartito tattico.

La scelta di Sousa di incrementare il tasso tecnico dell’undici iniziale, optando per Vilhena e Piatek in luogo di Bohinen e Kastanos, ha chiarito immediatamente i propositi del trainer lusitano.

Rispetto alle precedenti partite, inoltre, abbiamo registrato anche una piccola rivoluzione del sistema di gioco. Accantonato in partenza il 3-4-2-1, per lasciar spazio al più offensivo 3-4-1-2.

Candreva è stato collocato alle spalle della coppia Piatek-Dia, con Sambia e Bradaric sulle corsie laterali e Vilhena ad affiancare Coulibaly al centro della mediana. Intoccabile il terzetto di difensori centrali composto da Daniliuc, Gyomber e Pirola.

I granata sono partiti giocando uomo contro uomo. Le due punte, oltre ad attaccare, avevano il compito di impedire ai due centrali difensivi di Semplici di impostare dal basso. Analoga funzione assegnata a Candreva, dirottato sulle tracce di Ekdal.

Sambia e Bradaric alti ed aggressivi sugli esterni bassi Nikolaou e Amian, Vilhena e Coulibaly a controllare gli spazi occupati da Kovalenko e Bourabia. In difesa, infine, Gyomber asfissiante su Shomurodov, Daniliuc e Pirola ad occuparsi di Gyasi e Verde.

In questo contesto di studio e di tatticismo comprensibile, è stata la Salernitana a lanciare per prima il guanto della sfida. Affidandosi alla capacità di attivare immediatamente Dia, abile a tagliare da sinistra al centro nella trequarti dello Spezia.

Movimento che ha creato non pochi problemi alla fase difensiva di mister Semplici. Permettendo alla Salernitana di guadagnare campo, distendersi compatta in avanti, verticalizzare e trovare agibilità sulle corsie esterne. Specie a sinistra, dove Bradaric veniva supportato dalla gamba e dalla fisicità di Coulibaly e dalle uscite di Pirola dalla linea difensiva.

Grosse occasioni non sono state create, ad eccezione di una rovesciata debole di Candreva intercettata dai difensori rivali. Però gli ospiti, più aggressivi, hanno dato spesso l’impressione di possedere maggiori argomenti. A differenza dei padroni di casa, più attenti a compattarsi nella propria trequarti.

Con il trascorrere dei minuti, anche i bianconeri hanno preso coraggio e individuato idee tattiche per creare grattacapi alla fase difensiva granata.

Sulla fascia sinistra, ad esempio, approfittando degli inserimenti di Kovalenko che costringevano Daniliuc a fare densità al centro della difesa, il duo Nikolaou-Gyasi ha messo in un paio di occasioni Sambia in inferiorità numerica.

Strategia che ha permesso all’esterno ghanese di arrivare insidiosamente al cross, con Shomurodov e Kovalenko che non hanno però trovato, colpendo di testa, lo specchio della porta.

A scardinare un sostanziale ed oculato equilibrio, teso a conservare il risultato minimo, ha provveduto un erroraccio di Caldara. L’ex atalantino, spaventato dall’inserimento di Piatek, ha colpito maldestramente il pallone facendolo finire alle spalle di Dragowski.

Il gol ha gasato Dia e compagni e trasmesso ansia ai padroni di casa. I ragazzi di Sousa hanno provato ad approfittarne, ma la traversa colpita dal centravanti polacco e un balzo felino di Dragowski su tiro di Sambia hanno impedito di realizzare la seconda rete.

Al ritorno in campo dopo l’intervallo, la gara è radicalmente cambiata. Lo Spezia ha sostituito Kovalenko e Verdi con Zurkowski e Maldini, iniziando a giocare con un temperamento e un’aggressività notevoli.

Baricentro alto, seconde palle conquistate, coperture preventive e aggressione degli spazi con più uomini, compresi mediani e terzini. Il tutto alimentato dalla giornata di grazia del neo entrato figlio d’arte, che ha esibito un crescente repertorio a base di dribbling, assist e tiri potenti e precisi. Utile anche la capacità di Shomurodov di difendere palla, giocare di sponda e attendere gli inserimenti dei compagni.

A dir poco sorpresa la Salernitana, rientrata in campo pensando forse di dover gestire senza particolari affanni il vantaggio. Dia e compagni sono riusciti a ripartire una sola volta, finendo per restare assediati senza soluzione di continuità.

Difficoltà che sono aumentate con l’ingresso di Agudelo, anch’egli abile nell’uno contro uno e nel disarticolare la fase difensiva dell’Ippocampo.

Sosa ha provato a modificare l’inerzia del match effettuando cambi conservativi (Maggiore e Bohinen per Piatek e Candreva), con l’intento di inaridire l’iniziativa altrui affidandosi ad una maggiore densità a centrocampo.

Ma i due hanno faticato non poco ad acclimatarsi alla corrida sportiva messa in pratica dai padroni di casa.

Pur soffrendo, la Salernitana è riuscita a reggere a lungo, crollando solo dopo l’errore in disimpegno di Pirola che ha spalancato la strada del gol a Shomurodov.

Gli ultimi venti minuti sono stati terribili. Sousa ha inserito Bonazzoli, Fazio e Kastanos al posto di Vilhena, Pirola e Sambia, disponendo i suoi con un 4-3-2-1 che in fase passiva mutava spesso in 4-5-1.

Lo Spezia ha continuato a martellare e a creare occasioni da rete, colpendo due pali (Ekdal e Maldini) e avvalendosi degli indemoniati Maldini e Agudelo, inarrestabili nell’uno contro uno.
Ma anche spingendo con le mezzali (Zurkowski e Bourabia) e gli esterni bassi (Amian e Bastoni).

I granata, pur avendo calciatori dai piedi buoni, solo raramente hanno eluso il pressing avversario e si sono riproposti efficacemente in attacco. E non sono riusciti, con la densità nella zona nevralgica del campo, neppure a preservare compattezza e a togliere agibilità negli spazi agli affamati liguri.

Dopo cinque minuti di recupero, il triplice fischio di Orsato ha rappresentato la fine di un piccolo tormento calcistico.