Home News Lo sbraco finale non può cancellare l’ottima impressione della prima ora di...

Lo sbraco finale non può cancellare l’ottima impressione della prima ora di gioco.

Quando la squadra gioca a calcio, è compatta e concentrata, può creare problemi anche ad una grande squadra come l'Inter. Il tasso tecnico è importante, si riparta da questa traccia per tirarsi fuori da una classifica difficile.

791
0
SALINT30:09:2023 13
SALINT30:09:2023 13
Tempo di lettura: 3 minuti

OCHOA 5: pronto sul tocco fortuito di spalla di Thuram, smanaccia il pallone in corner. Poi tanta ordinaria amministrazione, fino al minuto sessantatré quando potrebbe anticipare l’uscita sull’inserimento vincente di Lautaro. Non è perfetto neppure in occasione del raddoppio di Lautaro Martinez.

DANILIUC 5: terzino di presidio e di appoggio, va in difficoltà difensiva solo quando non è supportato dalla collaborazione dei colleghi della catena di destra e l’Inter porta più uomini nella sua zona. Però è concentrato ed energico e si spinge in avanti quando le fasi del gioco lo consentono. Con l’ingresso di Lautaro, cominciano i dolori anche per lui, che si lascia sfuggire l’argentino in occasione del raddoppio nerazzurro e sbraca colpevolmente con il resto del reparto. 86′ PIROLA S.V.

LOVATO 4,5: nei primi minuti soffre il movimento di Sanchez tra le linee, poi insieme a Gyomber conferisce solidità alla fase difensiva. Non di rado gioca d’anticipo ed anche all’interno dei sedici metri è attento nel frenare e respingere gli attacchi interisti. Prestazione importante, macchiata dalla troppa distanza che lo separa da Lautaro in occasione del vantaggio interista. Poi sparisce dal campo e Lautaro fa quel che vuole.

GYOMBER 5: inizio di grande efficacia difensiva, sia nel presidio dei sedici metri, sia scivolando e chiudendo sulle corsie esterne. Con esperienza e determinazione frena un tentativo di incursione di Thuram e poco dopo arresta la ripartenza di Barella. Un gigante, fino all’ingresso di Lautaro sul terreno di gioco, che diventa incontenibile anche per lui.

KASTANOS 5,5: sempre in grado di tirar fuori una giocata decisiva, calcia di interno dalla distanza e il pallone finisce a lato di poco. In altre due circostanze prova il colpaccio, ma le sue conclusioni sono deviate dai difensori interisti. In fase difensiva non sempre è attento nel presidio della corsia destra. Quando le energie si esauriscono e l’Inter ritorna in cattedra, il suo estro non crea più apprensioni a De Vrij e compagni.

MARTEGANI 6,5: trequartista tattico, è diligente nel pedinare Calhanoglu, ma è anche spesso partecipe del fitto palleggio pianificato da Sousa per liberare i suoi calciatori al tiro. Dal suo piede parte, con leggero ritardo, l’assist che porta Legowski a realizzare il gol del pari, annullato però per off side. Stanchissimo, lascia il posto a 71′ MAZZOCCHI 5,5: entra in campo con la voglia di spaccare il mondo, punta Carlos Augusto e guadagna qualche corner. Poi anche lui resta travolto dall’Inter trasformato con l’ingresso in campo di Lautaro.

BOHINEN 6,5: digli di giocare a calcio, di organizzare la manovra e verticalizzare a favore dei compagni, e lui ritrova le sue doti di elegante e ordinato centrocampista. Si applica anche in fase difensiva, lancia splendidamente nello spazio Cabral che calcia alto sulla traversa da buona posizione. Sempre acceso, anche se non sempre preciso nella distribuzione del gioco, lascia stremato il campo. 79 MAGGIORE S.V.

LEGOWSKI 6: quando il pallone transita tra i suoi piedi non è pulitissimo nella gestione, ma punge Barella in pressing come una fastidiosissima zanzara. Duro nel contrasto e reattivo, costringe Calhanoglu a subire fallo d’ammonizione. Volitivo e presente anche nei secondi quarantacinque minuti, trova addirittura il gol ma è pescato in fuori gioco. Sousa premia il volume della sua prestazione tenendolo in campo fino al termine della contesa. La superficialità difensiva finale intacca solo marginalmente la sua prova.

BRADARIC 4,5: poco in appoggio alla manovra offensiva, soffre la fisicità e la gamba di Dumfries. Tiene comunque botta e non molla mai, abbracciando una prestazione disciplinata e ricca di sofferenza. Nella ripresa, inizialmente, prova ad essere più propositivo senza grandi risultati. Nel finale, aggredito da Dunfriess, perde palla e l’Inter trova il raddoppio ancora con Lautaro. Prima di naufragare difensivamente insieme ai colleghi di reparto

CABRAL 6: sempre acceso, toglie riferimenti alla difesa interista, fraseggia con Dia ed arriva due volte al tiro, pur non trovando la porta. Le ripartenze sono sempre affidate a lui, che si muove sull’intero fronte offensivo, attaccando la profondità, le corsie esterne e giocando tra le linee. Tanta dispendiosa generosità, che gli toglie un po’ di freddezza in fase di tiro, ma elemento determinante all’interno della fase offensiva granata. Nel secondo tempo, stremato, perde progressivamente lucidità e non riesce più ad incidere. 79 STEWART S.V.

DIA 5,5: inizio sonnacchioso e di studio, poi comincia a dettare il passaggio, a fraseggiare con i compagni e fa sentire la sua presenza negli ultimi venticinque metri, pur non calciando mai pericolosamente in porta. Nel finale di tempo stenta nuovamente a farsi vivo a ridosso dell’area interista. Ripresa che non sale di tono, perché mostra solo le potenzialità del suo repertorio, quasi mai le antiche ed efficaci giocate della scorsa stagione. 86′ TCHOUNA S.V.

ALL. SOUSA 5,5: peccato aver sciupato l’ottima prestazione della prima ora di gioco con lo sbraco finale. Ma la squadra, per due terzi del match, ha forse compreso quale deve essere la strada da percorrere per raggiungere il traguardo salvezza. Giocare a calcio con personalità e coraggio, senza perdere la compattezza e capitalizzando le doti tecniche in possesso di molti interpreti presenti in organico. Un’ora di gioco disputata alla pari contro una grandissima squadra, che ha subito in più occasioni il gioco di Cabral e compagni. La sconfitta con queste dimensioni era da evitare, ma non può cancellare quanto visto per sessanta minuti.