Home Editoriale Giovanni Barsotti (Dazn):«Salernitana scollata. Dia non pervenuto»

Giovanni Barsotti (Dazn):«Salernitana scollata. Dia non pervenuto»

La Salernitana contro il Bologna ha raggiunto, forse, il punto più basso della stagione in corso. Lo ha confermato anche il bordocampista Dazn, Giovanni Barsotti, intervenuto ai microfoni di SOLOSALERNO per analizzare il match tra i granata e i rossoblu

819
0
Giovanni Barsotti
Giovanni Barsotti
Tempo di lettura: 4 minuti

Salernitana sempre più in crisi. Contro il Bologna si è raggiunto – forse – il punto più basso della stagione in corso. Lo ha confermato anche il giornalista Dazn, Giovanni Barsotti, bordocampista sul Green dell’Arechi, accanto ai protagonisti del match, che è intervenuto ai microfoni di SOLOSALERNO per analizzare la gara tra i granata e i rossoblu.

L’intervista

Domenica all’Arechi la Salernitana si è fatta sopraffare da un Bologna da Champions League. Al di là della tecnica e della tattica, altri fattori hanno influito sul risultato finale, che aria di respirava tra i calciatori granata e Inzaghi?

«La risposta a questa domanda la conosce solo il gruppo granata, la verità è dentro di loro. Io posso dire che nel prepartita Coulibaly sembrava sereno. In quanto al mister, Inzaghi sentiva la partita, c’è da dire che è sempre stato un uomo che, anche da calciatore, sentiva tantissimo le partite. Si percepiva l’importanza della gara, Inzaghi era concentrato. Non credo sia particolarmente agitato, però sa di essere sotto pressione, tant’è che la sua comunicazione ruota intorno al mantra: “lavorare, lavorare, lavorare, dobbiamo solo lavorare”. La partita è stata nervosa, sempre più nervosa, perché il primo tempo è stato caratterizzato dai fischi da parte del pubblico locale. Inoltre, il cambio anticipato di Lovato, al 36/esimo minuto di gioco ed il cambio modulo, ha visto la Salernitana, decisamente, corre dietro al Bologna. Solo durante le battute finali c’è stata un po’ di corrida. Quindi, nel complesso è stata una partita nervosa, e nel post gara Inzaghi, ovviamente, era molto provato. La squadra è in difficoltà. La tensione è inevitabile. Poi, nel post gara ha parlato Simy, il calciatore si è mostrato sereno, perché è entrato e ha fatto gol, quindi ha espresso il punto di vista personale».

Nervosismo e disapprovazione, dopo la sostituzione, Candreva non le ha mandate a dire ad Inzaghi. Inoltre, il numero 87 era stato l’autore dell’assist vincente che ha sbloccato Simy, oltre che il calciatore più influente durante una fase in cui la speranza di recuperare la gara si era riaccesa…

«Candreva secondo me ha delle ragioni valide dalle quali scaturisce il suo nervosismo: era uno dei calciatori centrali del progetto di Paulo Sousa. Sousa l’ha reso il trequartista qualitativo della squadra e gli ha allungato la carriera. Il progetto girava molto intorno a lui, Sousa si fidava di lui. Anche Inzaghi si fida di lui, però, banalmente, domenica Candreva ha cambiato tre ruoli, poi Inzaghi lo ha sostituito con Kastanos, giocatore che secondo me merita di giocare. Infatti, il cipriota ha fatto bene per quei nove minuti in cui ha calcato il campo. Ha fatto bene molto bene, soprattutto, contro la Lazio. Risulta un giocatore qualitativo che sa fare quattro/cinque ruoli, che veniva sfruttato anche come quinto a destra, quindi è fondamentale come pedina nella squadra».

Quali i meriti del Bologna e quali i demeriti della squadra di casa?

«Al Bologna va il merito di essere una squadra con un cervello collettivo, si muovono tutti insieme, remano tutti nella stessa direzione. Alla Salernitana il demerito di essere l’esatto opposto, è una squadra scollata a livello mentale e geometrico. Le posizioni dei giocatori della Salernitana sono un po’ lunghe, molto imprecise. Il pressing, quando è fatto, viene gestito male. Il Bologna ha tanti meriti, è una squadra che in questo momento risulta ostica per tutte le compagini di serie A».

Tra le due compagini la differenza è stata abissale, soprattutto sul piano comunicativo e delle motivazioni: le indicazioni di Motta sono state applicate, mentre Inzaghi faticava a ricevere feedback positivi dai suoi. Quanta confusione ha arrecato nel continuare a cambiare modulo ed interpreti?

«Cambiare può essere una qualità, a me piacciono le squadre che cambiano, quindi su questo aspetto non sono particolarmente critico. Più che altro è l’unione di intenti il problema, le motivazione, ma ciò che manca nel gioco sono le distanze. Manca il giocare tutti insieme. Manca un’idea di gioco forte. Questo è il vero limite. Per ora c’è solo questa grande, generica voglia di lavorare e di riprendersi. Per alcune squadre cambiar modulo aiuta, ad altre squadre meno. Vedremo cosa tirerà fuori dal cilindro Inzaghi».

Le dichiarazione di De Sanctis, a due giorni dalla delicata gara con i rossoblu, hanno inciso sulla prestazione di Dia che, già reduce da un periodo buio, sembrava non vedesse l’ora di abbandonare la partita…

«Quella di De Sanctis è stata un’uscita imprudente, inoltre, c’è da sottolineare che non è stata forte così come è stata riportata. Il concetto espresso poteva essere forte, però è stato amplificato. Ciononostante, Dia non mi è piaciuto in campo. Ci ha provato un paio di volte a fare qualcosa per la squadra, ma in questo momento non è coinvolto, non è appassionato. Ha perso il piacere di giocare per la Salernitana. Andrebbe riconquistato, ma le parole di De Santis non sono, sicuramente, il giusto metodo».

In cosa dovrebbe intervenire la Salernitana per cercare di allontanarsi dall’ultimo posto in graduatoria e sperare, ancora una volta, in una miracolosa salvezza?

«Risulta complicato salvare una squadra che è in difficoltà. È complicato tirarsi fuori dal fango del campo quando le partite diventano così complesse. E io non ho l’esperienza per trovare una soluzione. C’è una cosa che ha detto De Santis che condivido, ovvero, che la squadra è, pressapoco, quella dell’anno scorso, quindi se si ritrovasse un po’ di serenità interna, senza esasperanti nervosismi, isolandosi dalle polemiche di varia natura, potrebbe risollevarsi. La Salernitana ha della qualità, ha sicuramente la qualità per star fuori dalle ultime tre in graduatoria. Lo si vede nei piedi di Candreva, nelle giocate di Kastanos».

Qual è stato il tuo l’impatto con il pubblico dell’Arechi?

«L’impatto con il pubblico all’Arechi è sempre molto positivo. L’Arechi è uno stadio che adoro, e Salerno è una città nella quale amo lavorare. L’impatto è assolutamente positivo, lo stadio è spettacolare, il pubblico è incredibile. Può risultare anche uno stadio ostile quando il pubblico, giustamente, chiede alla squadra di tirare fuori carattere e personalità».

Articolo precedenteVerso Atalanta-Salernitana: le ultime in casa granata e bergamasca
Articolo successivoIl presidente Iervolino: «A gennaio via chi non vuole restare»
Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!