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Immaginando Walter

Se il Calcio è ancora Passione, ha bisogno di epica, se è romanzo popolare, ha bisogno di Walter Sabatini.

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il discorso immaginario
il discorso immaginario
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Stamane il Comandante Sabatini parlerà alla squadra. Se il Calcio è ancora Passione, ha bisogno di epica, se è romanzo popolare, ha bisogno di Walter Sabatini. A Salerno più che in ogni altro posto al mondo. Tastiera e fantasia, in casi come questi, volano. Io quel discorso l’ho immaginato così. E come in un film della Marvel, ho immaginato uno staff di collaboratori molto particolare.
So di non essere il solo.

Esterno giorno: Il cielo sopra il “Mary Rosy” è bianco. Il blazer è blu, la camicia bianca, l’uniforme dei momenti solenni.

Provano ad accompagnarlo, rifiuta sdegnoso. Ci mette 5’ per arrivare in fondo al campo. La squadra è lì ad attenderlo.

La licenza dello scrittore non prevede presenza di interpreti. Immagina che tutti comprenderanno le sue parole.

«Le cicale hanno sprecato troppo. Le formiche vincono, ma le formiche guerriere, con gli occhi di tigre. So che una partita di calcio è fatta di tante cose. I furbi, i cinici, gli arrivisti, quelli del massimo risultato col minimo sforzo, quelli che si sono fatti un mazzo così pur di non finire nella fossa che si erano scavati con la loro inferiorità tecnica. Questi sono quelli che vincono.”

«Ma si sa, in campo non basta volere qualcosa per ottenerlo. Ci vuole abilità, resistenza e soprattutto un fattore che io, da uomo di calcio, definirei predominante: il Culo. Quello con la «c» maiuscola, quello che ti permette di ribaltare una situazione irreversibile in un attimo cruciale. E a noi serve un Culo grande quanto tutto l’Arechi.»

«Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta.

Io però non posso farlo per voi. Sono troppo vecchio. Mi guardo intorno, vedo i vostri giovani volti e penso che da qualche anno mi da anche fastidio la faccia che vedo nello specchio.

Sapete col tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il calcio. Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi.

In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra ci massacriamo di fatica, noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire.

Ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che vi troverete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui.

Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente.»

“Se sopravviverete sarete un’arma, sarete dispensatori di morte, pregherete per combattere. Dato che sono un duro non mi aspetto di piacervi, ma più mi odierete, più imparerete: io sono un duro ma sono giusto, qui non si fanno distinzioni razziali, qui vige l’eguaglianza: non conta un cazzo nessuno. I miei ordini sono quelli di scremare tutti quelli che non hanno le palle necessarie per servire nel mio beneamato corpo, capito bene?”

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Nato nel 1964, professione ortopedico. Curioso ma pigro. Ama svisceratamente Salerno e la Salernitana. Come sempre accade quando un amore è passionale, è sempre piuttosto critico nei confronti di entrambe.