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Un collettivo organizzato migliora le prestazioni dei singoli. Adesso non si smarriscano umiltà e motivazioni

Quando i tre reparti funzionano sinergicamente, il bagaglio calcistico delle individualità ha maggiori possibilità di mettersi in evidenza. L'acquisizione di questa consapevolezza aiuterà l'intero gruppo a diventare stabile sul piano motivazionale e delle sicurezze tecnico-tattiche.

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La Salernitana attesa a Verona non aveva scelta: conquistare i tre punti e rientrare a pieno titolo nella bagarre salvezza.

Tra la speranza e la realizzazione di un proposito, però, esiste sempre uno spazio enorme e colmo di tante variabili di difficile gestione.

Partendo da un’oggettiva difficoltà psicologica, passando attraverso criticità tecnico-tattiche e arrivando, infine, alle motivazioni di rivali desiderosi di escluderti dal giro.

Pertanto, c’era bisogno di una prestazione ricca di contenuti, coriacea sotto l’aspetto temperamentale, coraggiosa e creativa.

Il tutto incastonato nella necessaria cornice di un gruppo coeso, che si batte con egual intensità e spirito di sacrificio per raggiungere lo stesso fine.

La perfezione, nel calcio e nella vita, non è meta facilmente raggiungibile. Neppure sabato, nonostante l’importanza del risultato ottenuto, è stata raggiunta. A fare la differenza, però, è sempre il desiderio di avvicinarla, attraverso un lavoro quotidiano intriso di volontà, applicazione e consapevolezza.

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Nel momento più delicato della stagione, per non dire sostanzialmente decisivo, Fazio e compagni hanno sfoderato orgoglio e una buona parte dell’interessante patrimonio calcistico che li accompagna da sempre.

Esperti temprati da mille battaglie e giovani qualitativi e bramosi di ribalta, formando un corpo unico e battagliero, hanno conquistato la vittoria in grado di restituire colore al volto pallido di una classifica esanime.

Questo carattere indomito, supportato da coraggio e organizzazione tattica, deve accompagnare la Salernitana fino al termine di un’annata che, purtroppo, resta complessa a causa di un avvio assai stentato.

Come preannunciato nella conferenza stampa della vigilia, Inzaghi ha scelto di giocarsela uomo su uomo contro il Verona.

Con alcune varianti in fase difensiva, come quella relativa ad un Kastanos pronto ad abbandonare la guardia di Suslov e ad alzarsi sul centrale di difesa veneto che si sganciava. Lavoro che non ha mai causato scompensi, perché Maggiore, Coulibaly e Tchaouna erano sempre pronti a scalare verso il centro e a fare densità.

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Nel primo tempo, la superiorità dei granata è stata schiacciante, con i colleghi veronesi costretti a rintanarsi negli ultimi trenta metri e a subire il palleggio e i movimenti senza palla di Candreva e compagni.

Kastanos tra le linee ed i tagli da sinistra al centro di Tchaouna hanno creato tanti problemi alla strategia passiva dei padroni di casa. In diverse circostanze, i calciatori ospiti hanno sfiorato la rete del meritato vantaggio, ma Montipò, cattiva sorte e un pizzico di frenesia hanno impedito la meritata raccolta.

Una scelta attendista, quella di Baroni, per stanare gli avversari e provare a colpirli di rimessa. Spostando, una volta conquistata palla, il gioco sull’out destro, per sguinzagliare l’asse Tchatchoua-Ngonge, arrivare al cross e sfruttare le doti aere di Djuric.

Ma raramente i gialloblù hanno sfondato, con Bradaric, Coulibaly e Tchaouna a presidiare bene la corsia mancina.

I veneti hanno provato anche con qualche inserimento improvviso di Folorunsho. Maggiore è stato implacabile nel leggere e neutralizzare questa variante tattica.

Nella ripresa, grazie anche all‘inversione iniziale degli esterni d’attacco, Pippo Inzaghi ha reso ancora più imprevedibile la fase offensiva dei suoi e trovato il meritato vantaggio con la pregevole giocata di Tchaouna.

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Nell’ultimo terzo di gara, l’ex trainer del Lecce, costretto ad inseguire il risultato, ha operato cambi decisamente offensivi. La contesa è diventata più sofferta per i granata.

Più uomini in grado di spaccare la partita (Suslov avanzato, Bonazzoli, Ngonge e Mboula) alle spalle e al fianco dell’ariete bosniaco e, nel finale, del francese Henry.

La Salernitana, però, non ha mai smesso di pungere e palleggiare, scegliendo di difendersi giocando a calcio e chiedendo una contributo di notevole sacrificio al terzetto offensivo.

La squadra è rimasta lucida ed ha gettato il cuore oltre l’ostacolo. Correndo fino al minuto novantacinque, creando le premesse per il raddoppio e difendendosi con l’ostinazione di chi non vuole rinunciare al sofferto e prezioso bottino da portare a casa.

Gli atleti locali, al tirar delle somme, hanno creato un’unica occasione importante, quando Djuric ha lavorato bene di sponda per Ngonge, che ha fallito il pari da ottima posizione.

Infine, ribadendo che tutti hanno giocato una partita significativa, è giusto sottolineare alcuni aspetti relativi alle prestazioni individuali.

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Maggiore è stato autore di una match di grandissima intelligenza tattica. Il Verona, nelle rare occasioni in cui è riuscito a vincere un duello, ha sempre trovato l’ex spezzino a sbarrargli la strada. Raddoppi puntuali, seconde palle conquistate, falli tattici, chiusure preventive implacabili.

Mazzocchi, che voci di mercato vedrebbero ormai ad un passo dal Napoli, è stato un fattore in entrambe le fasi di gioco. Per lui, tanta spinta a destra ma anche una tenacia e una puntualità difensiva che non è mai venuta meno nell’intera durata del match.

Simy è un calciatore recuperato. Splendida l’azione personale che non si è tramutata in gol solo grazie ad un intervento portentoso di Montipò. A marcarlo erano due colossi (Hien e Dawidowicz) non esattamente teneri. Il nigeriano è stato bravo ad impegnarli per tutta la gara, facendo salire la squadra, guadagnando corner e punizioni, subendo e distribuendo legnate.

Fazio sta giocando con la cattiveria agonistica e la concentrazione degli anni migliori della sua carriera. La sua presenza, supportata dal contributo davanti alla difesa di Maggiore, regala tanta solidità e concretezza alla fase di non possesso.

Cosa dire di Bradaric? Alla fine del match, gli altri accusavano i colpi della stanchezza, lui dava la sensazione di poter giocare altri novanta minuti. Volitivo, spigoloso, reattivo, a tratti arrembante, lucido nella gestione dei palloni, quasi sempre implacabile sul temibile Ngonge.

Successo che regala serenità e autostima alla squadra e all’intero universo granata.

La classifica resta precaria, ma le distanze che conducono fuori dal tunnel non sono più severe.

Bisogna saper trasformare questa positività in un incremento delle motivazioni e del desiderio di crescere e migliorare.

Se venisse meno questo umile approccio, il rischio di piombare nuovamente nel baratro sarebbe difficilmente evitabile.

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