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Il Venezia cerca soluzioni offensive, la Salernitana attende e in cinque minuti archivia la pratica

Il pragmatismo di Castori beffa le velleitarie alchimie di Zanetti

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lavagna tattica
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Una Salernitana tatticamente disciplinata, concentrata, desiderosa di continuare a stupire, di consolidare il primato e abituata a soffrire, concede poco al Venezia ed è abilissima a tramortire gli avversari con due reti realizzate sul finire del primo tempo. Vittoria sostanzialmente meritata e sogno che continua ad accompagnare la truppa di Castori.

SCHIERAMENTI TATTICI: VENEZIA DISPOSTO CON IL ‘4-3-1-2’, MENTRE I GRANATA RITORNANO AL ‘3-5-2

Zanetti compie una mini rivoluzione a centrocampo, inserendo Taugourdeau al posto di Vacca in cabina di regia, mentre il finlandese Bjarkason la spunta a sorpresa, nel ruolo di mezzala, su Capello e Crnigoj. In difesa, spazio a Felicioli sulla corsia sinistra e turno di riposo per Molinari.

Castori schiera il quintetto difensivo di sempre e ritorna ad affidarsi alla coppia Tutino-Djuric in avanti. A centrocampo, nel ruolo di mezzala di destra, Capezzi scalza Schiavone e Kupisz, mentre sul centrosinistra viene collocato Anderson.

FASE DIFENSIVA GRANATA IMMEDIATAMENTE RICONOSCIBILE: MEZZALI A SCALARE SUI TERZINI VENETI, DJURIC E TUTINO IMPEGNATI A TURNO NEL CONTRASTARE LA REGIA DAL BASSO DI TAUGOURDEAU. CASASOLA QUASI AD UOMO SU BJARKASON

Castori chiede ai suoi attaccanti di sacrificarsi in marcatura sul regista francese, che si abbassa per consentire agli esterni difensivi (Mazzocchi e Felicioli) di spingere e dettare soluzioni offensive per vie esterne. Quando Felicioli attacca a sinistra si materializza l’opposizione di Capezzi, mentre Bjarkason, che tende ad accentrarsi, trova la sagoma di Casasola e non la diagonale di Di Tacchio che resta a presidiare la zona centrale e a non perdere di vista Aramu. Analoga situazione sul versante destro veneto, Con Anderson in prima battuta su Mazzocchi e Lopez a far sentire la sua aggressività agli inserimenti tra le linee di Fiordilino. Per i padroni di casa è dura trovare spazi, se non su qualche errato disimpegno granata che, catturato, consente a Fiordilino di attivare immediatamente il tentativo di sfondamento a destra di Mazzocchi.

ZANETTI ORDINA AI SUOI CENTROCAMPISTI DI MUOVERSI SENZA PALLA PER NON DARE RIFERIMENTI AI DIRIMPETTAI GRANATA. INOLTRE CHIEDE AL CENTRALE DIFENSIVO CECCARONI DI SGANCIARSI PER CREARE SUPERIORITA’ NUMERICA. I GRANATA SCELGONO DI ATTENDERE COMPATTI E FANNO DENSITA’ A PRESIDIO DEI PROPRI SEDICI METRI

Fiordilino smette di cercare la profondità, si abbassa per facilitare l’intento di eludere con la superiorità numerica la prima barriera eretta da Djuric e Tutino. Il palleggio degli uomini di Zanetti è più fluido, anche perché Aramu si allarga più spesso a destra, mentre Ceccaroni trova spazio per avanzare palla al piede nella metà campo granata. La Salernitana sceglie di non esercitare pressione alta, lascia il palleggio ai locali e si preoccupa di restare compatta a ridosso della propria area di rigore. Il possesso palla degli arancioverdi trova solo qualche sbocco a destra – tutto sommato prevedibile – con Mazzocchi, i cui cross sono facile preda di Belec e del terzetto centrale, ma anche imprecisi.

IL VENEZIA PROVA A FARE LA SALERNITANA, CONQUISTANDO LA SECONDA PALLA E VERTICALIZZANDO PER TROVARE IMPREPARATI MANTOVANI E COMPAGNI.

I veneti quasi mettono a frutto i loro propositi, quando Taugourdeau conquista palla sulla trequarti, crossa nell’area granata e trova la testa di Forte che, dimenticato dalla diagonale di Casasola, fallisce una buona opportunità.

DOPO AVER SUBITO PER OLTRE TRENTA MINUTI UNA STERILE PRESSIONE DEL VENEZIA E CORSO UN SOLO RISCHIO CONCRETO, I GRANATA RISPOLVERANO IL LORO CINISMO E METTONO A SEGNO DUE GOL NELLO SPAZIO DI CINQUE GIRI DI LANCETTE.

Casasola ruba palla a centrocampo, riparte e serve ottimamente il taglio da sinistra effettuato da Anderson, che prende la mira e batte imparabilmente Lezzerini con un interno destro chirurgico.

I granata sentono odore di colpaccio e, trascorsi appena cinque minuti, approfittano dello sbandamento psicologico dei veneti per realizzare il secondo gol e mettere una seria ipoteca sulla conquista dei tre punti. Djuric serve di testa Casasola, il quale sfonda a destra e pesca il perfetto taglio centrale di Anderson, che è abile a servire immediatamente Tutino lanciatosi nello spazio verticale. L’ex cosentino calcia in porta ma trova la deviazione sul palo di Lezzerini, che nulla può sul tap in vincente dell’accorrente brasiliano. Gli ultimi minuti del primo tempo trascorrono tranquilli per i calciatori granata.

NEI PRIMI MINUTI DELLA RIPRESA I GRANATA SONO MOLTO AGGRESSIVI, ALZANO IL BARICENTRO PER FAR CAPIRE AGLI AVVERSARI DI ESSERE CONCENTRATI E DI VOLER CERCARE IL GOL DELLA SICUREZZA

I veneti sono quasi sorpresi, per circa cinque minuti sono costretti a vedere una Salernitana che ruba palla e riparte. I calciatori granata tentano di realizzare il gol del definitivo Ko, badando soprattutto a tenere distanti gli avversari dalla propria area di rigore.

ZANETTI RIVOLTA LA SQUADRA COME UN CALZINO. DENTRO JOHNSEN, KARLSSON E DI MARIANO, FUORI ARAMU, BOCALON E TAUGOURDEAU. I LAGUNARI, SCHIERATI CON IL 4-2-3-1, PROVANO INUTILMENTE A SFONDARE PER VIE ESTERNE.

La Salernitana non si scompone, si mantiene ordinata, scala bene con le mezzali sugli esterni difensivi veneti, mentre i terzini, Casasola e Lopez, sono attenti e concentrati su Johnsen e Di Mariano. Il tentativo di Zanetti di spuntarla con la superiorità numerica sulle fasce non va in porto. Anche perché il giropalla dei suoi uomini, quasi sempre teso a servire Mazzocchi a destra, è lento, con Mantovani pronto eventualmente a scalare alle spalle di Lopez quando quest’ultimo si posiziona più alto. A facilitare la fase passiva granata è anche lo scarso movimento di Forte e del neo entrato Karlsson; entrambi danno troppi punti di riferimento ai tre difensori centrali di Castori, non attaccano mai gli spazi laterali. Si corrono leggeri rischi solo in due occasioni, quando Tutino perde palla e Di Tacchio resta a terra dopo una gomitata. Il Venezia allora prova ad approfittarne, ma le due percussioni sono troppo velleitarie e imprecise nella rifinitura per perforare la muraglia granata.

ZANETTI CHIEDE A BJARKASON E FIORDILINO DI INSERIRSI A TURNO PER SUPPORTARE IL QUARTETTO OFFENSIVO. LA DIRETTIVA CREA QUALCHE GRATTACAPO AGLI OSPITI. INTANTO VESELI E KUPISZ SOSTITISCONO LA CATENA DI SINISTRA COMPOSTA DA LOPEZ E ANDERSON

La mossa crea qualche problema ai granata che in due occasioni, per contrastare gli inserimenti dei centrocampisti lagunari, arretrano verso la porta e si stringono centralmente con gli esterni intermedi per non andare in inferiorità numerica. Prima Forte, pescato da Fiordilino, non approfitta dello spazio concesso da Gyomber e calcia male a lato. Poi tocca a Johnsen sprecare con un tiro fiacco l’inserimento e il suggerimento di Bjarkason, che obbliga Casasola a stringere al centro e a lasciare scoperto il versante destro.

ZANETTI INSERISCE CRNIGOJ AL POSTO DI FELICIOLI. IL NEO ENTRATO AGISCE DA TERZINO DESTRO, MAZZOCCHI PASSA A SINISTRA. CASTORI INSERISCE SCHIAVONE, CICERELLI E GIANNETTI, TERMINANDO LA GARA CON IL ‘5-4-1’. LA SQUADRA, PUR ESSENDO SUPER COPERTA, RISCHIA DI COMPROMETTERE I TRE PUNTI CON ALCUNE SUPERFICIALITA’ DEI NEO ENTRATI

Il doppio vantaggio ed il robusto ‘5-4-1’ dovrebbero far dormire sonni tranquilli, ed invece alcune letture dei singoli, unite a qualche pigrizia di troppo, rischiano di rovinare una partita gestita in maniera sostanzialmente serena. Giannetti è troppo lezioso e privo di cattiveria per realizzare il terzo gol ampiamente alla sua portata. Kupisz, autore di una fuga a sinistra, dimentica di rientrare e lascia scoperta la fascia destra, costringendo Casasola ad uscire alto sulla percussione di Bjarkason, il quale serve Di Mariano che punta Aya e crossa nell’area granata. Le incertezze ancora non sono finite, perché Veseli si fa scavalcare ingenuamente dal pallone, mentre Cicerelli non segue l’inserimento di Crnigoj che calcia indisturbato e dimezza lo svantaggio.

ZANETTI INSERISCE CAPELLO AL POSTO DI FIORDILINO, SI SCHIERA CON UNA SORTA DI ‘3-3-4E PROVA L’ASSALTO FINALE LANCIANDO LUNGHI SPIOVENTI NEI PRESSI DELL’AREA GRANATA. MANTOVANI E GYOMBER INDOSSANO L’ELMETTO E DOMINANO SUI PALLONI ALTI

Capello, che è una punta versatile, gioca da registra arretrato, Crnigoj e Mazzocchi si posizionano larghi e alti, Bjarkason funge come unico presidio davanti alla difesa, mentre Johansen, Forte, Karlsson e Di Mariano si accentrano per dar vita ad una batteria aerea e ad una densità offensiva che mettano in difficoltà la folta retroguardia granata. Il recupero di quattro minuti concesso dall’arbitro è caratterizzato da diversi palloni scagliati dai veneti verso i sedici metri campani. C’è da soffrire, Mantovani e Gyomber svettano e allontanano qualsiasi insidia, tranne una che scaturisce da una mischia e frutta un corner a favore dei padroni di casa. Sugli sviluppi dello stesso, Di Mariano elude la guardia di Veseli, impatta di testa il pallone ma la conclusione non trova la porta. L’arbitro, pochi secondi più tardi, fischia la fine del match e libera la gioia di Djuric e compagni.

NONA VITTORIA IN QUINDICI GIORNATE. DUE GARE ANCORA DA DISPUTARE, PRIMA DELLA SOSTA E DELL’INIZIO DELLA SESSIONE INVERNALE DI CALCIOMERCATO

Cresce l’entusiasmo in città, la tifoseria comincia a sognare una stagione finalmente diversa. Il campionato è ancora lungo ed agguerrita è la concorrenza. Alcune evidenti lacune dovranno essere colmate in fretta, possibilmente nei primi giorni di gennaio, per ambire con decisione al salto di categoria. Alla società spetta il compito di portare a Salerno 3/4 calciatori in grado di dissipare i dubbi dei tifosi sulla reale volontà di puntare con decisione all’approdo in massima serie. Un quinquennio di fallimenti tecnici, avaro di soddisfazioni e caratterizzato da potenziamenti invernali puntualmente disattesi, legittimano lo scetticismo di fondo che regna nella tifoseria. Riuscirà la dirigenza a sconfiggere le inevitabili perplessità nutrite dalla calorosa torcida granata? Lo scopriremo solo vivendo.

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