Home Editoriale ALESSANDRO MICAI: IN VOLO SU UN’ALTALENA DI TRIBOLAZIONE E IRONIA

ALESSANDRO MICAI: IN VOLO SU UN’ALTALENA DI TRIBOLAZIONE E IRONIA

Un'annata atipica, conclusasi, nonostante tutto, con un sorprendente ed (av)vincente epilogo

1369
0
184147274 316359743395223 960845626580310797 n
184147274 316359743395223 960845626580310797 n
Tempo di lettura: 3 minuti

“La vita è fatta di piccole solitudini, quella del portiere di più”.

(Fabien Barthez)

Foto di Ianuale

Nell’ombra dell’Arechi, lontano dai riflettori, spettatore e protagonista indiretto di una stagione stellare della Bersagliera, Alessandro Micai, nonostante non abbia partecipato attivamente alla cavalcata granata verso la massima serie, ha sempre dimostrato e palesato un forte attaccamento nei riguardi dell’Ippocampo e della propria squadra.

Il suo contributo a sostegno della “causa granata” non è mai venuto meno.

Il calciatore si è sempre allenato con impegno e dedizione ed ha sostenuto i suoi compagni, in qualsivoglia luogo o situazione si trovasse. Dal divano di casa alla tribuna, dagli spalti alla panchina. La posizione del numero 12 – quest’anno – è stata “congelata”, non gli è mai stato consentito di realizzare quanto avrebbe desiderato fare con capitan Di Tacchio e gli altri.

Una situazione tutt’altro che piacevole per il classe ’93. Indubbiamente la titolarità di Belec era fuori discussione, in virtù delle prestazioni eccellenti che lo sloveno ha garantito alla squadra sin dalla prima partita di campionato. Alessandro, però, avrebbe meritato, comunque, maggior considerazione.

Il portiere granata – durante la stagione 20/21 – non ha registrato nemmeno una presenza, l’unica opportunità tra i pali si è manifestata in occasione di una partita con la primavera della Salernitana. Durante la gara con i “granatini” non disdegnò l’essere stato “declassato”, anzi, scrisse poche ore prima dell’incontro – sul proprio profilo social – testuali parole:

”Ci muove la passione! Categoria diversa, stesso cuore”.

Quella del portiere originario di Mantova, anche in quella circostanza, fu una fortissima dimostrazione di maturità, di adattamento, di umiltà e voglia di continuare a trasmettere l’amore nei riguardi dello sport attorno al quale orbita la sua vita.

Per Micai l’annata oramai trascorsa è stata complicata, caratterizzata da delusioni ed aspettative mancate. L’ultima gara che disputò in cadetteria –  vestendo la maglia del cavalluccio – fu quella del lontano 24 luglio 2020, partita che non andò a buon fine: l’Empoli si impose all’Arechi per 4 reti a 2.

Da allora, l’estremo difensore con indosso il numero 12, ha iniziato a vivere ai margini della rosa delle Salernitana. Sporadiche convocazioni in prima squadra, nulle le presenze sul rettangolo verde.

Ciononostante, Micai – con grande senso di appartenenza nei riguardi della città e della società – ha sofferto e gioito con la Bersagliera, sempre. Inoltre, raggiunta la massima serie, agguantata l’agognata serie A, ha avuto modo di dare sfogo alla voglia che aveva di essere parte integrante della torcida granata.

La gioia incontenibile vissuta successivamente alla partita disputata a Pescara il 10 Maggio e la festa organizzata allo stadio di via Allende, ne sono state una dimostrazione eclatante.

L’ultimo messaggio social di Alessandro – postato sul proprio profilo Instagram – recita con contentezza ed ironia testuali parole:

“L’anno più bello della tua carriera può coincidere con l’anno più difficile della tua carriera? La risposta è si!!! Questa piazza è nella categoria che più le compete, la seri A! lo pensavo da avversario quando venivo all’Arechi e lo penso ancora oggi. In uno sport di squadra, non conta il singolo individuo, ma, la collettività e questo gruppo ha fatto qualcosa di straordinario. Sono felice e fiero di averne fatto parte! quanto meno, posso vantarmi di aver concluso una stagione senza subire nemmeno un gol”!

Alessandro Micai
Articolo precedenteAdamonis, Veseli, Capezzi e Gondo. Attori non protagonisti diventati artefici di un sogno
Articolo successivoPlayoff Serie B, oggi le gare di ritorno delle semifinali
Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!