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Caro prezzi e disservizi, il calcio è della gente?

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Il calcio è della gente
Il calcio è della gente
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Hai voglia a dire che il calcio è della gente.

Io mi chiedo sempre se lo dicono perché ci credono o perché devono autoconvincersi.

Ah, sì. Ci sarebbe una terza opzione: perché li pagano!

Perché chi sbandiera sta cazzata poi si gira dall’altra parte quando i due cugini fanno cartello e comprano i 20 giocatori più importanti del mondo.

Sono gli stessi che scrivono che ci sono in Serie A squadre impresentabili, per poi stendersi a pelle di leopardo quando parlano quei procuratori che sono i veri ras del mercato.

E fa niente se questi hanno le sedi delle società a Malta o a Gibilterra, fa niente se gli uffici sono dei sottoscala vuoti.

In questi giorni ho sentito levarsi delle voci indignate contro i “disservizi” di Dazn. Più o meno da quelle stesse testate che sostenevano che – finalmente – in Italia ci sarebbe stata la rivoluzione digitale. Spoiler: di rivoluzione non ne abbiamo visto neanche l’ombra.

E non è colpa di Dazn, anzi.

Dazn ha strapagato dei diritti televisivi che valgono la metà, erano convinti di fare affari con un paese calcisticamente normale. Ma, sorpresa delle sorprese, non è così.

Come al solito, in Italia chi doveva controllare si è addormentato, chi doveva dare l’allarme non era in ufficio, chi doveva parlare ha parlato dopo. Siamo il paese, neanche a dirlo, con la più alta percentuale di pirateria rispetto agli abbonamenti regolari. Siamo uno dei paesi dove in alcune zone la fibra non arriva proprio.

E da maggio – mese in cui i diritti tv sono stati venduti – non è stato fatto nulla per migliorarla.

Se prima stavamo inguaiati, mo’ stiamo arruvinati.

La colpa, del resto, è proprio di quelli che dicono che il calcio è della gente. Sì, i presidenti e i dirigenti di serie A che quando vedono soldi a pioggia si trasformano da Manager a Matarazzari.

Perché bastava controllare un paio di dati: quelli della copertura streaming in Italia, ad esempio.

Perché nei fatti hanno visto l’imprenditore russo, hanno visto il main sponsor della Serie A, hanno visto i milioni e hanno fatto come i vecchi al bar: STO BENE. Convinti che avevano la matta quando poi la partita era a tresette.

E allora, quando il toro è scappato e si è fatto tutte le vacche, hanno ricominciato a dire che il calcio è della gente.

La stessa gente a cui stanno dando il benvenuto allo stadio aumentando i prezzi dei tagliandi. Con il sorriso più finto del mondo.

E poi ci sono gli altri.

Quelli che hanno deciso di non entrare allo stadio, quelli che con uno striscione o un coro quel sorriso te lo spengono.

Quelli che scrivono che ci sono squadre impresentabili, solo perché hanno giocatori polacchi con i ferri da stiro al posto dei piedi che comprano le scarpe coi propri soldi, non avendo uno sponsor che gliele griffi. Non lo sanno, più realisticamente fanno finta di non sapere: molti ragazzi hanno deciso di bersi una Nastro in piazza. Il risultato della partita, poi, lo chiederanno a chi passa.

Ecco. Se il calcio di Dazn e dei biglietti super cari è della gente, allora c’è un solo atto da fare.

Tagliargli i viveri: isolarli.