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Nessun ‘massacro’ calcistico, la Salernitana tiene testa al Napoli. Restare sul pezzo e coltivare fiducia e determinazione

Evidenti i progressi registrati nella breve gestione targata Colantuono. Guidati da questa consapevolezza, i granata dovranno essere bravi a proseguire sulla linea tracciata. Ben sapendo che l'impresa salvezza resta proibitiva e che i limiti strutturali, gli infortuni e l'atavica incertezza societaria renderanno ancora più arduo il percorso che li attende

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SALNAP 31 10 2021 27
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In tanti avevano profetizzato, alla vigilia del match contro la capolista, un massacro calcistico, una passeggiata di salute per il Napoli di Spalletti di scena allo stadio Arechi. Una pura formalità, per i calciatori partenopei lanciati a pieni giri sulla strada che conduce al tricolore. Premesso che sul rettangolo di gioco nulla è mai scontato, la Salernitana ha fatto un figurone, creando non pochi problemi a Ruiz e compagni.

I festeggiamenti a fine partita di Spalletti e dei suoi calciatori, rappresentano la sintesi perfetta di una sofferenza tattica patita per gli interi novanta minuti. Alla fine ciò che conta è la conquista dei tre punti, ma i granata hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo ed onorato alla grande il derby, al punto che un pareggio non avrebbe lasciato agli ospiti particolari recriminazioni da esternare.

Ribery e compagni dovranno trarre utili indicazioni da questa gara, sapendo che c’è ancora tanto lavoro da fare – compreso il miglioramento dell’organico nella finestra invernale di calciomercato – ma anche un’incoraggiante base sulla quale edificare i margini di miglioramento necessari per contendere la permanenza in massima serie alle squadre interessate al medesimo obiettivo.

Allo stesso tempo, la buona prestazione contro la capolista deve essere analizzata ed elaborata con intelligenza, sapendo che il temperamento e l’intensità esibiti dovranno accompagnare la squadra anche nelle gare meno stimolanti e più ostiche dal punto di vista psicologico. Ieri c’era ben poco da perdere, la pressione era tutta sulle spalle del Napoli; in futuro, invece, i punti saranno decisamente più pesanti e per conquistarli non si potrà viaggiare separati dall’attenzione difensiva maniacale e dalla voglia di stupire pregna di grinta e motivazioni che ha caratterizzato il derby.

Se ciò non dovesse accadere, i progressi compiuti negli ultimi centottanta minuti resterebbero un pallido ricordo, con il rischio di tornare ad indossare nuovamente i panni della ‘cenerentola’ del campionato. Archiviare in fretta, quindi, la soddisfazione platonica di aver giocato bene nonostante la sconfitta, custodire gelosamente, nella mente e nello spirito, il tifo trascinante della tifoseria granata, e lavorare, a partire dalla ripresa degli allenamenti, per rendere strutturali le diverse positività emerse dall’avvento di Colantuono.

L’aveva preparata bene il tecnico romano, consapevole che la sua squadra avrebbe dovuto lasciare le redini del gioco ai più forti rivali, concedendo loro il giropalla ma anche creando una densità centrale difficilmente perforabile. Missione sostanzialmente portata a termine: il Napoli ha trovato non poche difficoltà a produrre autentiche occasioni da rete, con Belec che ha fatto due parate importanti solo nell’ultimo quarto di match, mentre in precedenza era rimasto a lungo inoperoso, al netto dell’errore sul tiro non irresistibile di Zielinski.

Ma la strategia tattica dell’ex trainer di Udinese e Atalanta prevedeva anche situazioni di gioco in grado di mettere in difficoltà difensivamente Coulibaly e compagni. Non male, infatti, il progetto di inserire una sorta di doppio trequartista (Ribery e Bonazzoli) nella zona presidiata da Ruiz (abile nel ricamare la manovra, meno nel fungere da frangiflutti davanti alla difesa) e alle spalle dello sgusciante Gondo, attaccante non molto prolifico ma abilissimo ad attaccare la profondità e ad aprire spazi ai compagni con il suo movimento senza soluzione di continuità sull’intero fronte offensivo. Purtroppo la tensione e l’emozione della gara, unite alla preoccupazione di non smarrire la compattezza in fase di non possesso, hanno solo fatto intravedere (il fraseggio Ribery-Bonazzoli e la successiva verticalizzazione per Gondo) i potenziali benefici di una strategia offensiva tutt’altro che peregrina.

Nella seconda frazione di partita la squadra ha fatto ancora meglio, esibendo aggressività, intensità e maggiore coraggio. Ribery, estenuato da tre gare in sette giorni, non ha avuto la continuità di Venezia nella capacità di compiere strappi imprevedibili, ma ha continuato ad essere un trascinatore per i padroni di casa e un motivo di preoccupazione per la difesa napoletana, come testimonia il perfetto assist che ha costretto Coulibaly ad atterrare Simy lanciato verso la porta di Ospina. I granata, anche quando sono rimasti in dieci (davvero sciocco il fallo commesso da Kastanos), non hanno mai mollato, non si sono disuniti, costringendo in più occasioni il Napoli a difendersi affannosamente. Insomma, se la conclusione di Gagliolo dopo la difettosa uscita di Ospina avesse centrato lo specchio della porta, la Salernitana avrebbe ottenuto un pareggio sostanzialmente meritato.

Dopo lo scioccante primo tempo contro l’Empoli, la squadra ha cambiato passo e mentalità, pur nella consapevolezza che dovrà convivere per altri due mesi con alcuni evidenti limiti strutturali, acuiti dai numerosi infortuni registrati nel roster dei centrocampisti.

Fasciarsi la testa non serve a nulla, il campionato è ancora lungo e le distanze dalle altre sono colmabili. Più proficuo lavorare sulla convinzione regalata dalle ultime prestazioni, far di necessità virtù, stringere i denti e restare a galla, in attesa del recupero degli infortunati e degli innesti di gennaio. A quel punto, pur accompagnati dalla consapevolezza di un’impresa difficile da portare a termine, le potenzialità intraviste in questa fase potrebbero tramutarsi nella conquista dei punti necessari per conquistare la salvezza.

Certo, l’enorme interrogativo sul futuro societario, aspetto ancora più importante di quello meramente calcistico, dovrebbe trovare nell’immediato le risposte attese da tempo. Altrimenti, inutile prendersi in giro, troppo alto sarebbe il rischio di trasformare in astrazione e fuffa tutti i propositi di possibile rinascita tecnica.