Salah!
Oh Mané Mané!
and Bobby Firmino
but we sold Coutinho
Feat. The Kop
All’ombra della Cattedrale
Sei a Metz, in vacanza: passeggi per il centro. Tua moglie, avvolta nel foulard di seta bordeaux, s’accompagna all’inseparabile fotocamera. Tutt’intorno, un numero indefinito di luci si tuffa nella Mosella: il corteo d’anatre increspa le fiammelle fin sotto al Ponte Moyen e oltre. La Torre de la Mutte sovrasta la Cattedrale dal fianco che volge sud. I bagliori baciano le vetrate: le ha disegnate Chagall. L’Esplanade ti acceca. La Città Vecchia racconta la sua storia in ogni anfratto: se di giorno è bella, di notte ti seduce.
Lungo il fiume, c’è un ragazzo: sembra smarrito in quel luccichìo diffuso, tra navate gotiche e tetti in lavagna che precipitano sul pavè. Trova un pretesto, si avvicina. Dice di chiamarsi Sadio, ma è solo un modo per cominciare a parlare. Anche a Sédhiou -dov’è nato- c’è un fiume, il Casamance. Non vi si riflettono luci ma gli occhi dei pescatori, sporti a tirare le reti a bordo. A riva, i più piccoli raccolgono stracci e li legano. Tutti corrono, tutti calciano, tutti ridono. Senza linee nè porte: solo terra, arsa dal sole del Senegal. Poi finalmente arriva al dunque.
Madame, pourriez-vous me prendre en photo? C'est pour ma mère...
Madame, mi farebbe una foto? Sa, è per la mia mamma…
Una storia come tante ed unica come ciascuna. Nell’estate del 2002, la gente di Sédhiou s’è raccolta sullo sterrato prospiciente la Boutique de Droit: una sola TV per tutti. Prima partita dei Mondiali, il Senegal contro la Francia Campione del Mondo. Barthez, Djorkaeff, Titi Henry: gli imbattibili cadono, sotto le zanne di Papa Boupa Diop. Il piccolo Sadio, per terra davanti a tutti, lo vede e sceglie la sua strada: da grande avrebbe fatto il calciatore. Ed eccomi qui
La tua signora, rapita dal racconto, sorride e concede la foto. Non può sapere quanta strada farà il suo scatto. La invierà alla mail del Football Club de Metz, che ha appena tesserato il ragazzino.
Sadio è il più bravo del Villaggio, dove tutti sono poveri e suo papà non fa eccezione. Laggiù la solidarietà è regola: ognuno ci mette qualcosa e lo mandano al provino, a Dakar. Non ti meravigli se oggi Sadio invia settanta euro al mese a ciascuna delle famiglie che parteciparono alla colletta. Ci arriva con le scarpe rotte: il suo gioco, del resto, si pratica scalzi. Ciononostante, conquista la scena: uno così ti passa davanti una volta ogni mille lune.
L’abbraccio negato
La carriera di Sadio Mané, cominciata con le scarpe rotte, lo condurrà sedicenne in Europa. Firma per il Metz, seconda divisione francese: la nostalgia di casa, di mamma e delle strade dove prendeva a calci gli stracci sarà il propellente verso il successo. La foto sulla Mosella rimane il poster della sua carriera. Diretto dalla bacchetta fatata di Jurgen Klopp, si esibirà in un coro di voci bianche e maglie rosse: assieme a Momo Salah e Bobby Firmino, regalerà al mondo esposizioni d’arte contemporanea, tracce di luce esposte alla South London Gallery.
A guardargli le spalle c’era Virgil vanDijk, altro capitolo scritto nella miseria ed assurto al gotha del Meraviglioso Romanzo che qualcuno chiama Calcio. Si sarebbero incontrati in uno spogliatoio in Qatar: l’infortunio rimediato in Baviera negherà la reunion di due dei più fulgidi componenti la RockBand che mandava in visibilio la Kop. Si sarebbero abbracciati e Virgil avrebbe proseguito verso il campo, precedendolo.
L’Africa Nera racconta che, per andar veloci, corri da solo: per arrivare lontano, si va assieme. Sadio Mané, figlio del vento, è più veloce di tutti: non sono certo conosca il detto, ma non ha mai lasciato dietro nessuno che gli abbia guardato le spalle.