Home News Una mezzora diligente, poi il vantaggio juventino fa riemergere l’antica fragilità.

Una mezzora diligente, poi il vantaggio juventino fa riemergere l’antica fragilità.

Bronn e Candreva gli ultimi a mollare. Male Troost-Ekong e Nicolussi Caviglia. Centrocampo povero d'idee, attacco scarsamente rifornito e velleitario.

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OCHOA 6: primo tempo che non lo vede mai severamente impegnato, ma è costretto a raccogliere per due volte il pallone alle sue spalle. Quasi intercetta il rigore di Vlahovic, potrebbe essere più reattivo, invece, nel leggere lo sviluppo dell’azione che consente a Kostic di realizzare il gol del raddoppio. Allo scadere della prima frazione di gioco è abile a intercettare il pallonetto ravvicinato di Locatelli. Poco può sul terzo gol di Vlahovic, innescato repentinamente sulla profondità.

SAMBIA 5,5: lesto nel chiudere su Vlahovic partito in contropiede, reattivo nel portare pressione difensiva ed inizialmente sempre pronto ad appoggiare la fase attiva una volta conquistata la palla. Poi, lentamente, con la Juve che prende il pallino del gioco, smarrisce un po’ di lucidità in entrambe le fasi di gioco, risultando impreciso in sovrapposizione, fragile nel respingere centralmente il pallone da cui scaturisce il raddoppio bianconero. Avvio di ripresa di spinta, si sovrappone con continuità ed il suo tiro cross non viene deviato in porta da Dia. Poi, nel finale, si spegne insieme al resto della squadra.

TROOST-EKONG 4,5: Vlahovic lo anticipa in area granata ma il colpo di testa è impreciso. Più attento quando riesce a chiudere sul dribbling del centravanti serbo. Il numero nove bianconero è un brutto cliente, gli va via dopo un tunnel ma calcia a lato della porta di Ochoa. Potrebbe presidiare meglio anche lo spazio in cui si fionda Kostic che realizza il gol del due a zero. Partita negativa anche nei secondi quarantacinque minuti, quando si lascia ancora bucare da Vlahovic sul terzo gol e continua a soffrirlo sul piano fisico e dinamico.

BRONN 6: subito attento nel neutralizzare un inserimento centrale di Miretti, si ripete poco dopo sottraendo tempestivamente il pallone a Di Maria. Difettoso un controllo che rischia di innescare Vlahovic, il quale viene pescato in off side. Il migliore della retroguardia, è abile a spazzare lontano un pallone che Vlahovic si accinge a calciare da posizione invitante. Potrebbe leggere meglio la verticalizzazione vincente della Juve in avvio di ripresa, prima di calciare dalla distanza e non trovare la porta di poco. Nel finale, è lesto nel negare a Rabiot di arrotondare il punteggio.

BRADARIC 5,5: quando ha campo a disposizione, creato dai cambi di gioco, regala la sensazione di poter incidere. La Juve spinge nella sua zona ma non va oltre i propositi bellicosi. La sua è un’onesta partita, non ha colpe sui gol subiti e prova sempre ad accompagnare la fase offensiva, anche se non eccelle in precisione. 59 BONAZZOLI 6: entra immediatamente in partita con un esterno collo dalla distanza che termina fuori di poco dallo specchio della porta juventina. Si batte con ardore, dettando il passaggio e cercando di creare i presupposti per alzare la pericolosità offensiva della squadra.

L.COULIBALY 5: troppo bloccato dalle mansioni difensive affidategli da Nicola, cerca di lasciare poca iniziativa alle mezzali bianconere che agiscono nella sua zona, mentre risulta pressoché latitante quando è chiamato ad incidere nella metà campo juventina. Più temperamentale nei secondi quarantacinque minuti, ma ancora sterile e caotico. 80 KASTANOS S.V.

NICOLUSSI CAVIGLIA 4,5: inizialmente sempre nel vivo del gioco, in entrambe le fasi è aggressivo, intraprendente e ordinato nella distribuzione del gioco. Rovina l’ottimo inizio con un fallo da rigore ingenuo ed evitabile sull’inserimento centrale di Miretti. L’incertezza gli toglie un po’ di lucidità e sicurezza, anche se continua a battagliare con il consueto ardore. Fragilità che sconta ad inizio ripresa, quando sbaglia un disimpegno che, raccolto da Fagioli, consente a Vlahovic di mettere in discesa la partita per i suoi. 71 BOHINEN S.V.

VILHENA 5: primo tempo da dimenticare, copia fedele delle partite apatiche, caotiche e fallose di qualche settimana addietro. Non supporta gli attaccanti, soffre i movimenti senza palla dei forti dirimpettai. Non rientra in campo nella ripresa. 46 LOVATO 5,5: cerca di presidiare diligentemente il centrosinistra della retroguardia, oppone il corpo sull’insidioso tiro di Fagioli dai diciotto metri, in tackle scivolato impedisce a Chiesa di prendere la mira e centrare la porta. Un po’ in sofferenza nel finale, quando Cuadrado e Chiesa agiscono nella sua zona e sfondano in un paio di circostanze.

CANDREVA 6: detta il passaggio, accentra su di lui le attenzioni juventine e cerca con il cambio di gioco di creare superiorità numerica sul versante opposto, oltre ad essere vivido quando agisce sull’out destro. Dimostra di avere la personalità per affrontare questo genere di partite, non si nasconde quando ha il pallone tra i piedi, è il regista decentrato della squadra, ma il collettivo sembra esser sceso in campo soprattutto per inibire la fase offensiva juventina. Uno degli ultimi ad arrendersi, anche quando viene dirottato a sinistra.

PIATEK 5: partita sporca, con pochi palloni disponibili; la combattività non gli basta per impensierire almeno minimamente la retroguardia di Allegri. 71 CRNIGOJ S.V.

DIA 5,5: inizio di gara di grande sacrificio in fase passiva, senza disdegnare la ripartenza quando intravede spazi in cui affondare. Poi la Juve sale in cattedra, la squadra arretra, perde sicurezze e a lui non resta altro da fare che provare ad attaccare i rivali con azioni personali che, però, il più delle volte risultano velleitarie. Potrebbe far gol sul tiro cross di Sambia, ma arriva in ritardo; prova ad incidere fino alla fine, ma i risultati non sono quelli sperati.

ALL.NICOLA 5: imposta la squadra esclusivamente per impedire alla Juve di esprimere il suo potenziale offensivo. Per circa mezzora i suoi uomini concedono poco, ma alla prima ingenuità si sfaldano, faticano a restare in partita e sembrano non avere coraggio e idee per creare problemi ai più blasonati avversari. Il terzo gol subito ad inizio ripresa rende vani anche i cambi; la partita è morta e sepolta.