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Meno parossismi tattici e più talento da liberare. Per rasserenare la squadra e migliorare la classifica

Le gare di gestione necessitano di interpreti esperti, carismatici e temprati da mille battaglie. La Salernitana, soprattutto in difesa e a centrocampo, sembra esserne carente. Ma il gruppo ha tante altre qualità che, sfruttate al meglio, potrebbero garantire un percorso meno tribolato di quello attuale.

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La Salernitana spensierata, tremendamente efficace e concreta di Paulo Sousa non esiste più. Noiosa e prevedibile come una hit dance latino-americana che spopola in estate, ha un suo nefasto canovaccio che si ripete dall’inizio della stagione.

Scende in campo aggressiva al punto giusto, senza mai allontanarsi però da una fase di studio caratterizzata da un calcio sterile e ruminato. Poi, dopo essere stata allertata da un pericolo offensivo portato dagli avversari, perde sicurezze, si rintana e subisce il gol.

Nella ripresa, sollecitata dalla necessità di recuperare il risultato, porta tanti uomini in avanti e affida a qualche giocata estemporanea dei suoi talenti (Cabral e Candreva) la speranza di uscire indenne dal terreno di gioco. Ma si tratta di un’identità intrisa di casualità e disperazione, più che di un progetto calcistico ben coordinato nel saper miscelare solidità difensiva e incisività offensiva.

Ed alla fine, tra sconfitte e qualche pareggio acciuffato per i capelli, l’impressione è sempre la stessa. Questa squadra, ricca di qualità ed estro ma priva di peso in attacco, spesso disattenta e fragile in difesa, non riesce a valorizzare i suoi pregi e a nascondere i suoi limiti.

E’ accaduto anche ad Empoli. Quando i calciatori di Andreazzoli hanno fiutato l’odore del sangue e le titubanze dei granata, hanno pigiato il piede sull’acceleratore, verticalizzato senza dare punti di riferimento e sono andati all’incasso con la rete realizzata da Baldanzi.

Ed anche in Toscana, abbandonata l’illusione di poter arrivare al risultato attraverso una gara di gestione, Kastanos e compagni, nel secondo tempo, hanno portato tanti uomini a ridosso dei sedici metri empolesi. Dando vita ad un forcing costante, rischiando tanto in difesa ma sfiorando anche il pareggio in diverse occasioni.

Pertanto, a preoccupare non è la classifica modesta all’interno di un torneo ancora lungo e recuperabile. A destare ansie calcistiche è la difficoltà palesata dalla squadra e dal tecnico nell’apprendimento della lezione e nel trovare i giusti accorgimenti.

Su questo si dovrà lavorare, in attesa del recupero a pieno regime degli imprescindibili Dia e Coulibaly e di qualche necessario intervento strutturale all’interno della rosa.

Ma Gennaio è ancora lontano ed i punti dovranno essere comunque racimolati per restare agganciati al gruppone che sgomita per non finire in cadetteria.

L’impressione che si ricava dall’esterno suggerisce anche l’idea di una squadra appesantita nella mente da tante nozioni. Una sorta di freno, forse, per tanti interpreti estrosi presenti in organico. Quest’ultimi, abituati ad essere veloci di pensiero e intraprendenti, sembrano quasi ingabbiati dalla necessità di rispettare un copione meticolosamente studiato in settimana.

Gli equilibri tattici sono fondamentali, ma questi, per essere garantiti, dovrebbero probabilmente contare sull’apporto di calciatori con una storia diversa. Elementi esperti, temprati da mille battaglie, in grado di elaborare in fretta le diverse fasi del match e ottimizzare le prestazioni.

Nella Salernitana, a ben vedere, i calciatori con determinate caratteristiche si contano sulle dita di una mano. E sono quasi tutti presenti nel reparto offensivo (Cabral, Candreva e Dia). In difesa e a centrocampo, invece, appaiono evidenti le assenze di due autentiche guide. Figure in grado di tranquillizzare e guidare i colleghi più giovani nei momenti delicati del match.

Ed allora, in attesa di colmare queste evidenti lacune, che sono alla base di tante evitabili ingenuità, sarebbe forse il caso di cambiare registro. Lasciando spazio ad una condotta di gara che faccia emergere le qualità principali del parco giocatori alle dipendenze del trainer lusitano.

A questo gruppo mancano l’esperienza, la continuità mentale nel corso della contesa ed il carisma. Ma allo stesso tempo non è carente di fini palleggiatori, dinamismo e di abilità tecniche in grado di spaccare la partita.

In sostanza, la creatura dell’ex tecnico della Fiorentina sembra più pronta ad affrontare una gara tambureggiante, fondata sul colpo su colpo, anziché una condotta che irretisca l’avversario gestendo i tempi di gioco e inibendone le iniziative.

Pertanto, si cerchi di restare aderenti alla realtà rappresentata dalle caratteristiche tecniche, atletiche, mentali e temperamentali dei calciatori.

Si prenderà qualche gol in più, ma probabilmente si riuscirà anche a gonfiare con maggiore frequenza le reti delle porte rivali. E tra il concedere e l’ottenere, il risultato, in termini di punti, potrebbe essere più generoso di quello attuale.

Maggiore torni ad essere la mezzala brillante e incisiva ammirata a La Spezia. Mazzocchi riprenda a scavallare sulla fascia, sgravato da particolari compiti difensivi. Legowski e Coulibaly strappino palloni dai piedi avversari, li portino avanti o li consegnino al palleggio di Bohinen, Martegani e Kastanos. Quest’ultimi si preoccupino essenzialmente di attivare l’estro implacabile di Dia, Cabral e Candreva negli ultimi venticinque metri. Botheim ritorni a fare la punta in grado di ‘crocifiggere’ la Roma in Conference League.

Siamo sicuri che tutto questo non possa portare nuova linfa alla squadra e giovamento alla classifica?