Home News ‘5 3 2’ scolastico e rinunciatario, coraggio e furore tardivi. Bisogna osare

‘5 3 2’ scolastico e rinunciatario, coraggio e furore tardivi. Bisogna osare

La Salernitana possiede in attacco calciatori in grado di fare la differenza, ma le loro potenzialità vengono svilite da una condotta di gara troppo passiva. Contro una squadra organizzata come il Bologna, che, però, concede sempre qualcosa quando è costretta a difendersi. Per tentare l'impresa salvezza, pur all'interno di necessari equilibri tra le due fasi, sarà assolutamente fondamentale osare di più.

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SALBOL 10:12::2023 14
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Settanta minuti da sparring partner condannano la Salernitana ad una meritata sconfitta. Contro un Bologna che, pur organizzato, ha mostrato limiti quando è stato attaccato.

Sono mancati l’autostima, il coraggio e la feroce determinazione, i quali dovrebbero sempre accompagnare una squadra che versa in una situazione di classifica disperata.

Passi pure l’assenza di gioco, cifra autentica di questa stagione, ma l’impeto e l’orgoglio possono a volte colmare le lacune di uno sterile e sconclusionato spartito tecnico-tattico.

Come testimoniato da un finale di gara incardinato su un furioso forcing, che quasi stava per regalare un insperato pareggio.

Scolastico e improduttivo il 3 5 2 iniziale di Inzaghi, soprattutto quando affronti una rivale che muove bene il pallone e sa occupare gli spazi con i dieci calciatori di movimento.

Modulo, inoltre, che ha sterilizzato la vivacità tecnica di Candreva, impegnato in un estenuante lavoro da pendolo difensivo tra il centro del campo e la fascia destra.

L’ex fantasista di Lazio e Inter, se si decide di schierarlo nell’undici di partenza, deve esser lasciato libero di creare e di variare la posizione negli ultimi trenta metri rivali.

Uno con i suoi colpi e la sua personalità deve intimorire un terzino come Kristiansen, non preoccuparsi di limitarlo. Era già accaduto al cospetto di Di Lorenzo, l’andazzo calcistico si è ripetuto domenica.

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Un 3 5 2 privo di aggressività, passivo e bloccato, ha fatto il solletico al Bologna, che è riuscito sempre a trovare un uomo tra le linee e l’uno contro uno di Saelemaekers a sinistra.

Gyomber e compagni, incapaci di conquistare palla con il pressing alto, hanno subito un torello pressoché costante.

Zirkzee usciva dalla linea difensiva granata, Moro e Ferguson si allargavano e lasciavano a Saelemaekers e Ndoye la zona centrale tra le linee, e viceversa. Il tutto supportato dalle coperture preventive della retroguardia felsinea, abile a riconquistare palla e a garantire un palleggio senza soluzione di continuità.

Il risultato è stato quello di vedere i calciatori locali costantemente in affanno, costretti ad abbassarsi per non disperdere densità e compattezza.

Una partita di sofferenza, che richiede un notevole dispendio psicofisico ed anche una lucidità e un’esperienza che siano in grado di assecondare la capacità di saper soffrire.

Basta un rinvio approssimativo e affannoso (Gyomber e Pirola), un retropassaggio azzardato (Lovato), una scarsa tempestività sulle seconde palle (Coulibaly e Dia) e ti ritrovi sotto di due reti.

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Problemi di assetto tattico riscontrati anche nella fase offensiva. Acuiti da un Bologna sempre aggressivo lungo le catene laterali, alto con la linea difensiva e compatto nello scivolare con i centrocampisti nella zona palla.

La Salernitana quasi mai è riuscita ad evadere dal suo guscio, recapitando agli attaccanti, spesso isolati, palloni sporchi e difficili da gestire per la pressione subita dai difensori rossoblù. Anche perché poco assecondati da un centrocampo sempre in ripiegamento difensivo e, quindi, impossibilitato a supportarli.

Sotto di due reti, Inzaghi ha provato a fare qualcosa di diverso. Inserendo Tchaouna al posto di Lovato e schierando i suoi uomini con il 4 2 3 1. La musica, però, non è cambiata: l’Ippocampo è rimasto povero di idee offensive.

Oltre ad essere sorpreso tra le linee quando ha provato a portare un pressing alto scarsamente coordinato. Costretto, infine, a patire inferiorità numerica in mediana con la presenza di Zirkzee nel fraseggio emiliano.

Un primo, timido segnale di presenza offensiva granata lo abbiamo registrato al minuto cinquanta. Pressione alta, recupero palla e gestione affidata a Dia che asseconda la buona verticalizzazione di Ikwuemesi. Tutto molto tempestivo e imprevedibile, tranne il goffo tiro di esterno destro della punta nigeriana, che avrebbe dovuto calciare in diagonale con il sinistro.

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Il match della Salernitana è mutato con l’ingresso in campo (tardivo) di Simy e, in parte, di Maggiore, utile in fase di pressione e di spinta. Dopo aver rischiato il definitivo ko con una percussione centrale di Ferguson, il cui tiro, smorzato da Costil, è terminato sul palo.

L’ex centravanti del Crotone, gestendo e smistando il pallone, ha permesso alla squadra di essere più continua sugli esterni (Daniliuc e Candreva a destra, Bradaric e Tchaouna a sinistra). Oltre a garantire qualità e fiuto del gol. Il Bologna si è abbassato e, accentrando Posch, ha spesso difeso con cinque uomini.

La Salernitana è riuscita ad accorciare le distanze con un gol di pregevole fattura. Verticalizzazione di Maggiore, assist sublime di Candreva, tiro piazzato e chirurgico di Simy.

Venti minuti da giocare, compreso il recupero, potendo finalmente contare su una parvenza di fase offensiva.

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I padroni di casa hanno sfiorato il pari grazie ad un ottimo velo di Simy, che ha offerto una gigantesca possibilità di tiro a Daniliuc. Il difensore austriaco, invece di calciare in porta, ha partorito un incomprensibile tentativo di assist per il volitivo Nwankwo.

Poco prima del triplice fischio dell’arbitro – pessimo nella gestione dei minuti di recupero (pochi rispetto al tempo perso) e dell’ostruzionismo bolognese – i granata hanno sfiorato ancora il pari con un impreciso colpo di testa di Pirola a pochi passi da Skorupski.

In questo contesto di generoso e frenetico assalto finale, probabilmente, la qualità, il carisma e l’esperienza di Candreva sarebbero risultati utili. Resta un mistero la sua estromissione dalla contesa, subito dopo il geniale assist fornito a Simy.

Così come incomprensibile appare l’uscita dai radar di Cabral, altro elemento in possesso della giocata capace di spaccare la partita.

Alla pari di una gara arrendevole durata un tempo e mezzo. Contro un avversario organizzato ma tutt’altro che invulnerabile quando, attaccato con convinta cattiveria agonistica, è costretto a difendersi.

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